Questa particolare categoria raccoglie le guide più o meno note dell'Italia misteriosa, pubblicate a partire dagli anni '60.
Lontano dai furori delle avanguardie transalpine, lontano dal purismo formale degli spiriti tedeschi, lontano dalla convulsione intellettuale dei surrealismi gallici, dall’eversismo fatto bandiera dal futurismo romano e milanese. Ancora lontano, in tempi più recenti dal concettualismo ideologico dei lettristi e dei situazionisti parigini, dei pop-artisti e della loro apologia di tutto ciò che è lisergico, lontano dai fautori dell’intervento chimico sulla psiche in favore di una nuova visione del mondo, dal casualizzare del dadaismo e dal sorseggiare del movimento hippy: molto lontano da questi clamori della modernità, per tutto il Novecento lungo la duplice lingua di terra che racchiude il fiume Po, viveva un tipo di visionario di tutt’altra caratura: il matto di golena.
Scrivo queste note alla pallida luce elettrica della mia lampadina, mentre il mondo esterno si prepara ai nuovi cataclismi provocati dalla pandemia. In questa attualità un po’ cialtrona, abbasso il volume del presente e mi perdo tra le pagine de La papessa del diavolo, scritto da Jehan Sylvius e Pierre de Ruynes e ristampato alcuni anni fa da Castelvecchi nella collana Biblioteca dell'immaginario.
Di solito su queste pagine trattiamo di testi polverosi e difficili da reperire. Poi capita qualche eccezione, come nel caso di Pura razza bastarda, libro uscito nel 2018 per Laurana Editore e che ho letto recentemente. Corposo, sia per la mole che per la quantità dei temi trattati, il lavoro dello scrittore Paolo Grugni si presta a più interpretazioni: romanzo, diario, ricerca storica, almanacco sportivo e musicale.
Nel 1992, in occasione dei trent’anni della casa editrice Adelphi, venne lanciata la collana i peradam. Roberto Calasso dichiarò sulle pagine de La Repubblica che "la necessità di una nuova collana nasceva dal bisogno di ripopolare la zona saggistica con qualche iniezione di pensiero. A distanza di 30 anni, Davide Rosso prende in esame alcune recenti uscite, occupandosi di Robert Eisler, Antonin Artaud, Giorgio Manganelli e Emil Cioran.
Traduttrice, sceneggiatrice, agente e critica d’arte, la figura di Lucia Drudi Demby è una delle più singolari, all'interno del mondo "culturale" italiano. Veneziana di origine, nasce infatti nella città lagunare nel 1924; viene a mancare a metà degli anni Novanta in quel di Firenze. Tra le due date, una vita all'insegna anche della scrittura, con la pubblicazione di sei libri, le cui uscite sono concentrate nell'arco di una dozzina d’anni, tra il 1973 e il 1985. Una sua biografia molto esaustiva e completa è disponibile sul sito Enciclopedia delle donne.
Giuseppe Tardiola in alcune fertilissime pagine de Il vampiro nella letteratura italiana (1991) accenna - tra i primi – alle misconosciute collane dei Racconti di Dracula e KKK classici dell’orrore, rifacendosi agli accenni fatti prima di lui da Domenico Cammarota Jr (1984) - quando ancora sotto lo pseudonimo di Max Dave si credeva un tale Gaetano Sorrentino? In questi brevi accenni Tardiola si riferisce al ventennio compreso fra gli anni ’50 e ’60 come uno dei più neri e fecondi per la sopravvivenza di una via tutta italiana al fantastico. Cinema, letteratura, fumetti, fotoromanzi, in un gioco di influenze e rimandi testuali tra i vari linguaggi.
Nino Salvaneschi è stato scrittore, giornalista e poeta. Nato a Pavia nel 1886, nel 1921 dà alle stampe Sirénide, il romanzo di Capri, il suo ultimo lavoro prima di diventare cieco. A tal proposito, qualche decennio dopo, affermava che “quella era l’isola del sogno, sulla quale trovò la forza per realizzare l’ultimo libro che doveva scrivere con i suoi occhi”.
La cronaca nera è una colla oleosa che scivola tra i tasti di una macchina da scrivere di qualche cronista di razza; la cronaca nera di un’Italia “povera ma bella” che si apre su grandi fogliettoni del dopoguerra, resa leggendaria dai flash dei fotografi e dalle parole degli scribacchini. Franco Di Bella ci ha fatto sopra un saggio magnifico, uscito in prima edizione per la Sugar nel ’60 (e oggi rieditato dal Milieu edizioni): Italia nera.
Qualche tempo fa ho letto Malacqua, romanzo sul quale non ho poi scritto nulla perché recentemente ristampato da Bompiani, nella collana Narratori italiani. Il libro mi era particolarmente piaciuto, tanto da portarmi a fare qualche approfondimento su Nicola Pugliese, che lo scrisse nel 1976 per poi pubblicarlo con Einaudi. Tra le informazioni recuperate, alcune associavano il suo nome a quello di Giovanni Amedeo: stessa origine partenopea e medesime attitudini.
Prendo per buono quel che scrivono Marco Malvestio e Valentina Sturli (2019), ossia che l’horror sta vivendo un momento particolarmente fortunato, sia a livello cinematografico che televisivo. Anche la critica sembra essersi rinnovata, traendo slancio da importanti e originali contributi (per limitarci al campo italiano non è possibile ignorare i lavori di Fabrizio Foni, Stefano Lazzarin, Fabio Camilletti e Roberto Curti). E in letteratura? Come si è rinnovato l’horror negli ultimi dieci anni? Vorrei provare a riflettere sulla questione prendendo in esame la serie a fumetti Dylan Dog Color Fest edita dalla Sergio Bonelli dall’agosto del 2007.
Proseguo la disanima dedicata ai racconti erotici da edicola, iniziata qualche settimana fa con la prima parte. L'auspicio è di non urtare la sensibilità di nessuno. Come consuetudine, questo sito ha l'obiettivo di scavare e riportare a galla quanto finito nell'oblio, ma che a nostro avviso merita almeno una traccia, ad uso futuro... ;)
Ho sempre apprezzato Georges Simenon, uno di quegli autori che più o meno tutti hanno letto almeno una volta nel corso della propria vita. I romanzi che vedono protagonista il Commissario Maigret non solo sono moltissimi, ma si trovano in giro con altrettanta facilità, acquistabili anche per pochi spiccioli. È difficile immaginare che ci possa essere un titolo dell’autore belga, che possa fare al caso nostro, eppure Il trasloco è proprio tra questi: dimenticato e difficile da reperire, ma anche un poco sopra le righe. Mi piace pensarlo "diverso", e non solo per i contenuti. Ma facciamo un passo alla volta.
Frugando per le bancarelle dei mercatini si scoprono rarità dimenticate; un po’ di tempo fa ho reperito una prima copia di una collana di romanzi da edicola di cui non avevo mai sentito parlare, poi, nel volgere di un anno, sono riuscito a mettere le mani su 4 numeri (su un totale di una dozzina, di difficilissima reperibilità). Si tratta della collana i demoni, edita da Kermesse editrice (gli stessi della rivista la coppia moderna. Come periodo siamo tra l’ottobre del 1970 e il gennaio 1971. I demoni sono una collana assai interessante per più di un motivo. Anzitutto si tratta di volumetti tascabili (il formato è più grande rispetto a un KKK, e leggermente più piccolo di un Bonelli) composti da un romanzo di 100 pagine e, a seguire, da un fotoromanzo inedito.
Giovanni Arpino non è certo uno sconosciuto, almeno su questo sito. Fino ad oggi ne abbiamo parlato solo in riferimento a Domingo il favoloso, ma il suo nome è tra quelli che preferiamo, in compagnia di Tommaso Landolfi, Dino Buzzati e Alberto Savinio. Anche Torino, città nella quale di dipana la storia narrata nel romanzo preso in esame, è al centro di un interesse che su Mattatoio n.5 ha raggiunto un buon numero di approfondimenti, tanto che potremmo definirla la "nostra" capitale letteraria.
É finalmente disponibile il libro
L'uomo che credeva nei vampiri
curato dai fondatori di Mattatoio n.5 e dedicato alla vita e alla bibliografia di Emilio De Rossignoli.
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