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Cesare Bermani, nel bellissimo Il bambino è servito (1991), parlando delle leggende urbane si ricollega al folklore e ai grandi affreschi storico-etnografici degli anni ’50 e ’60; il mondo magico lucano-salentino di Ernesto De Martino, le riflessioni di Carlo Ginzburg sul sabba, fino agli studi di Jung sul simbolo, di Bettelheim sulla fiaba e di Freund sul perturbante. Particolare la lunga citazione dagli Annales d’histoire économique et sociale di Marc Bloch sulla psicologia collettiva e gli errori e le falsità che essa produce. Notizie false, errori che si propagano e si amplificano ingigantendosi di bocca in bocca, testimonianze imperfette che contengono i pregiudizi e i timori della società che li ha prodotti. La chiosa di Bermani a Bloch è essenziale: le leggende sono errori di un inconscio collettivo che si propagano perché portatori di una verità rimossa.

Nel 1985 Giorgio Manganelli pubblica con Rizzoli Dall’Inferno, oggi ristampato presso Adelphi. Non si tratta della prima discesa del Manga nell’aldilà, ma sicuramente ne è uno dei momenti più minacciosi. Dall’Inferno è un libro (difficile definirlo romanzo o qualunque altra cosa) ostico e ossessivo; la voce disincarnata del narratore si presenta, con molti dubbi, come quella di un morto, di un’anima trapassata per estenuazione.