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Mattatoio n.5 è un sito amatoriale, che si avvale dell'impegno e del sacrificio gratuito di alcuni autori, che inviano i propri elaborati senza alcun tipo di cadenza prefissata. I contenuti non sono generati da software di Intelligenza Artificiale. (bot). 

Leggere Sanin equivale a scrutare dentro il maelström della letteratura russa: un vortice in cui si agitano uomini del sottosuolo, donne sedotte e abbandonate, inquietudini esistenziali, idee rivoluzionarie, vecchi fantasmi e pistole che, prima o poi, dovranno sparare. Il romanzo di Michail P. Arcybàšev è stato dato alle stampe nel 1907, due anni dopo la Rivoluzione, fallita, del 1905, ed è figlio di quel periodo travagliato della storia russa: tra le pagine si avverte il sentore acre della disillusione, del ripiegamento nichilistico su sé stessi, ma, all'orizzonte, s'intravvedono nubi cariche di elettricità-modernità, foriere di una nuova rivoluzione.

Pubblichiamo un’intervista "doppia" realizzata da Max Boschini con Silvia Amalia Di Cocco ed Enrico Pranovi, fondatori della neonata casa editrice Storie Effimere. Il loro catalogo, ricco di proposte originali, merita davvero attenzione. Buona lettura.

Descrivere la poesia contemporanea (Luigi Severi - in un saggio contenuto nel volume collettivo Teoria & Poesia (Biblion 2018) definisce contemporaneo ciò che “nasce da un cambio radicale di percezione di sé nella storia”) è impresa ardua per chiunque, figurarsi per un sempliciotto come il sottoscritto. Nel cercare una chiave per affrontare la materia, decido di limitare il discorso a soli tre poeti. Cercherò di fare due sole cose in questo pezzo: la prima di dar conto di alcune interessanti discussioni intorno alla definizione della poesia contemporanea e delle sue forme, la seconda di restituire una lettura soggettiva di tale poesia, offrendo l’esempio di tre autori che sono rimasti nella mia memoria di lettore. Prima però una precisazione: sono un cultore assai sporadico di poesia.

Che uno muoia, lo si può anche capire, ma che poi in tutti questi anni non abbia mai più fatto visita al padre, anche solo per pochi minuti, e non sia mai venuto a cercarmi di sera, né si sia più interessato alla sorte del figlio, tutto questo è difficile da sopportare. Che uno non faccia mai più ritorno e che di lui si perda ogni traccia, perché la sentenza nei suoi confronti è stata pronunciata una volta per tutte e vale per l’eternità, è questo che rende terribile la morte.
Bruno Vacchino, “Parla coi morti”, Novilunio Stampe Amatoriali, 2017.

Al calar delle tenebre, i contorni della realtà si fanno indistinti. Il Lettore insonne assiste a strane metamorfosi: il completo appeso all’anta dell’armadio diventa un distinto gentiluomo; le gambe del tavolo si tramutano in quelle di una donna; fuori dalla finestra, nel giardino di casa, dita arboree mettono in scena uno spettacolo di ombre cinesi. I racconti di Francisco Tario¹ (nom de plume di Francisco Peláez Vega) trasportano il Lettore in un luogo altro, un mondo onirico dove l’anormalità è all’ordine del giorno: strane creature sgusciano fuori dalle tubature; i feretri sono dotati di una complessa vita interiore; i personaggi dei libri si ribellano ai loro creatori.

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