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Un tesoro nascosto: Giuseppe Bodini

Mercoledì, 02 Marzo 2016

Torniamo dopo molto tempo a pubblicare un nuovo articolo su Mattatoio n.5, occupandoci di un bizzarro personaggio e del manoscritto da lui redatto, da titolo Dei tesori nascosti. Giuseppe Bodini, questo il nome del protagonista della storia qui narrata, si mise a dissertare su come scovare e scoprire preziosi tesori, sulle modalità per “levarli” dal terreno, segnalandone infine ben 28 in quel territorio stretto tra l’Oglio e il Po, in provincia di Cremona, sicuramente fecondo di uomini “particolari”, se non proprio di forzieri nascosti.

Giuseppe Bodini nacque a Grontardo il 23 giugno del 1821 e passò il resto della propria vita a Pescarolo, in un turbine di interessi e attività: numismatico, bibliofilo, maestro elementare, arrotino ambulante e violinista1, con una spiccata attitudine verso le scienze occulte, il collezionismo e i libri in genere. Un personaggio bizzarro, che i suoi contemporanei non esitarono a etichettare come diverso. Chi era, com’era Giuseppe Bodini? “Era uno strano”2. Troppo poco per chiuderla qui, la domanda merita di essere riproposta.

bodini
Fotografia di Giuseppe Bodini con il violino

La vita è fatta anche di incontri e talvolta il fato, se non il diavolo, ci mette lo zampino: a distanza di quasi due secoli dai fatti narrati su questa pagina, un “vecchio” amico libraio (vecchio solo perché i librari di una volta non esistono più, lo specifico, o poi si arrabbia) della mia città, uno di quelli che conoscono e apprezzano gli articoli di Mattatoio n.5, durante una disquisizione dedicata, lo avrete già capito, a Ornella Volta ed Emilio de Rossignoli, ha rispolverato dall’album dei ricordi la magnifica storia di Giuseppe Bodini, alla quale non ho proprio resistito. Ed eccoci nuovamente qui.

Chi era, com’era Giuseppe Bodini? Era  strano, d’accordo, ma questo non basta. Da quanto letto sui pochi testi a lui dedicati si apprende che era anche eccentrico, originale e dedito a varie e velleitarie imprese economiche, forse talvolta ai limiti del lecito 3. Figlio di contadini, rappresentò sicuramente un unicum, considerando i tempi in cui visse e i mezzi a disposizione, di certo non eccelsi considerando ceto sociale e luogo di residenza.

Bodini era affascinato dalla cultura “alta” e dalla sua espressione editoriale4, tanto da collezionare vecchi libri e manoscritti, con tanto di elenco stilato di suo pugno, relativo a quelli posseduti. Tra questi  ve n’erano anche di molto rari e “impossibile ad averli”. Tra i tanti, in italiano, latino e francese, spiccano l’Almanacco perpetuo di Rutilio Benincasa del 1615, Secreti varii di Florian Canale, datato 1617, ma anche Il Tesoro dei Poveri di Pietro Spano, pubblicato a Venezia nel 1583 e la Storia delle Immaginazioni Stravaganti del Signor Oufle, del quale si legge che serve di preservativo contro la lettura de' Libri, che trattano della Magia, dei Domonj, Spiritati, Stregoni, Licantropi, Incubi, Succubi e del Notturno congresso delle streghe. Un elenco invidiabile, che personalmente ho trovato incredibile e che dimostra, forse più delle poche notizie biografiche giunte fino a noi, come Bodini non fosse una persona comune, con interessi multipli, particolari e talvolta di difficile comprensione.

Eppure, almeno fino al 1867, la sua esistenza dovette essere abbastanza regolare: sposato con Teresa Guindani, cucitrice; tre figlie, Catterina, Maria e Giuseppina; un lavoro da maestro elementare, per cui aveva passato gli esami il 20 novembre 1863 alla “veneranda” età di 42 anni, inziando così a insegnare alla scuola di Corvione. Ma con il 20 ottobre 1867 la sua vita cambia: la Giunta di Gambara con ogni probabilità non gli rinnova l'incarico di maestro e inizia per lui l'esistenza vagabonda del “muléta” 5 e del suonatore occasionale6, come farebbe presupporre un altro suo manoscritto dal titolo Principi elementari di musica datato 1872, oltre a una fotografia che lo ritrae mentre indica un violino. Interessante notare come la scelta di lavori nomadi, l’arrotino di strada e il musicista errante, siano propedeutici, diciamo così, al suo interesse per la numismatica e alla possibilità di muoversi, alla ricerca di vecchie monete e libri polverosi.

Una storia niente male, quella raccontata fino a qui, che si fa ancora più interessante grazie al manoscritto che Bodini ha lasciato agli eredi e del quale abbiamo accennato nel primo paragrafo, dal titolo Dei tesori nascosti. In questo prezioso documento, l’autore elencava i luoghi dove presumeva fossero nascosti dei tesori e rivelava i modi per farli propri. Si tratta di luoghi infestati da ombre di morti o da spiriti maligni messi a guardia delle ricchezze accumulate. Bodini aveva carpito questi segreti ascoltando i racconti fatti a veglia nelle stalle o ai tavoli delle locande e consultando antichi testi di scienze occulte mostratigli da certi preti di campagna di sua conoscenza7.

Il tris-nipote di Bodini, Alessandro Camerini, nato nel 1921 (a cent’anni esatti dall’anno di nascita del trisavolo), conserva con cura il manoscritto Dei tesori nascosti. Mentre parla del proprio antenato, Camerini sorride con lieve ironia e appare perplesso. Lui che ha lavorato per tanti anni all’Olivetti di Ivrea, fabbrica della “ragione”, non crede affatto alle rivelazioni lasciate dall’avo. Eppure ci invita ad andare nei posti indicati da Bodini, tanto per vedere, anche se in tutti questi anni che sono trascorsi, aggiunge, ormai sarà tutto cambiato. Ma chissà che non troviate qualcosa...8

Personalmente il mio piccolo tesoro l’ho già portato a casa. Grazie a una felice intuizione di Fabrizio Merisi, Gianni Arisi e Stefana Mariotti, a metà degli anni novanta il Museo del Lino di Pescarolo ha, diciamo così, ristampato il manoscritto originale, con l’aggiunta di altri preziosi documenti utili a inquadrare la vita di Giuseppe Bodini. Il testo è tuttora disponibile e mi è stato recapitato nel giro di qualche giorno. Utilizzo le parole di Giancorrado Barozzi per solleticare la cuoriosità dei lettori e per introdurre un altro prezioso libro, La Fiuma (Edizioni Il Cartiglio Mantovano, 2007), che descrive la vita sul fiume Po tra Cremona e Mantova, prendendo spunto dalle mappe tracciate a mano da Bodini.

La lettura del testo si rivelò sin dal primo momento densa di informazioni e “spie”, non tanto sui tesori nascosti, quanto sui sotterranei legami tra l’oralità e la cultura scritta. Giuseppe Bodini sapeva infatti mediare tra livelli differenti di cultura, era una sorta di “ponte” che univa in sé il gusto per la registrazione di voci infondate e di leggende plutoniche, fatte passare di bocca in bocca, con la meticolosità sapienziale degli antichi compilatori dei trattati di occultismo che circolavano invece entro una cerchia ristretta di lettori.

  1. Dei tesori nascosti / Giuseppe Bodini; a cura di Fabrizio Merisi. - Pescarolo ed Uniti: Edizioni Museo del lino, 1994.
  2. Ibidem.
  3. Ibidem.
  4. Ibidem.
  5. Ibidem.
  6. Cremona misteriosa. Il cercatore di tesori nascosti.
  7. La Fiuma, appunti etnografici. Di Giancorrado Barozzi, Edizioni Il Cartiglio Mantovano. Mantova 2007.
  8. Ibidem.

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Scheda del libro

  • Titolo: Dei tesori nascosti
  • Sottotitolo: Come scovare e "levare" dal terreno preziosi tesori, nascosti...
  • Autore: Giuseppe Bodini
  • A cura di: Fabrizio Merisi
  • Pagine: 68
  • Editore: Museo del Lino
  • Anno: 1994