«Nerone da Villarotta non è solo un pittore: è anche un uomo. Anzi è un uomo prima che un pittore. Non è possibile staccare le sue opere dalla sua esistenza e il tormento dei colori è semplicemente il tormento e la fatica del vivere» (Vittorino Andreoli)1.
Le 161 pagine che compongono il libro ci raccontano di una persona molto sensibile, frustrata dalle sofferenze e dal rapporto con gli altri, in perenne lotta per la sopravvivenza e con il bicchiere sempre in mano: «Sì, anche io ho toccato il fondo... sa, mi scolavo anche due bottiglie di Fernet al giorno... »2. Era forse inevitabile che Nerone si buttasse nell'alcol, per fuggire dagli angoli bui della propria esistenza, alla ricerca di "un posto al sole". Per molti anni questo non ha funzionato, ma possiamo dire che Nerone ha trovato comunque il modo di uscire da quella zona grigia, facendo ricorso alla tavolozza e ai colori: la scoperta dell'arte, all'età di trent'anni, è stata la sua salvezza e ha posto fine alla sua autodistruzione dandogli la forza di emergere dalla degradazione.
«L'incontro con Ligabue, del quale sono stato l'ultimo autista, mi ha avvicinato alla pittura e la grande fiducia che il famoso giornalista Davide Lajolo ha avuto per me, mi ha dato la forza di lottare e di uscire dall'alcolismo. Ero di natura violenta, con le stesse mani potevo distruggere o creare, avevo preso lo stesso vizio di mio padre. Lajolo ha creduto in me, lo consideravo il mio padre spirituale, non potevo deluderlo. Poi un bel giorno mi disse: "Perché non scrivi un libro così come parli"? Ed io: "cos'è che scrivo, ho frequentato la quinta elementare...". Mi dette un'agenda, di quelle che le banche regalano ai clienti a Natale e lì, ho cominciato a scrivere, a raccontare la mia vita, il titolo era Non è stato facile.»3 Un libro che racconta di un lento cammino, dell'opera di redenzione di un uomo in grado di trovare se stesso nonostante le tribolazioni e le difficoltà: Non è stato facile, appunto. A cominciare dal rapporto con il padre, mai presente, la cui figura è stata surrogata prima dal nonno e poi da Lajolo, cui Nerone rende omaggio nel catalogo Gli artisti di Ulisse4: «Parlo con te, perché ti ho sempre considerato un padre e ho imparato tanto da te. Tu capivi i miei silenzi, le mie paure e mi leggevi dentro con la tua sensibilità, associata alla tua esperienza». Non deve essere stato facile leggere dentro Nerone, la cui costante, tra le pieghe del libro, sono stati i rapporti umani: spesso difficili, con qualcuno possibili. Tra questi anche il già citato Antonio Ligabue, per il quale fece l'autista per "ben" tre giorni5 ma che da un punto di vista artistico fu in grado di apprezzarlo, tanto da affermare che Nerone era l'unico in grado di raccoglierne l'eredità. In ogni caso, le pagine del libro dedicate al rapporto tra i due sono un'interessante testimonianza delle vita non solo di Nerone, ma anche del "Toni" e della sua visione delle cose: «Mi guardate perché siete gelosi. Vi dà fastidio che io abbia la macchina e l'autista, ma io sono un artista e me lo posso permettere, voi no perché siete un cuiun (coglione), una persona comune come tanti, quindi niente di speciale, non siete come me. Se voi morite nessuno la sa, ma, se muoio io, tutti lo sanno e tutti ne parlano. Io sono Ligabue, un artista se lo volete sapere. Avete capito, testone?». È bello pensare che anche Sergio Terzi ce l'abbia fatta, che sia stato assunto al ruolo di artista compiuto, capace di evolversi e di non scegliere la via più comoda, senza adagiarsi nel ruolo di pittore naïf ma prendendone talvolta anche le distanze: «Ho iniziato sul balcone di casa, che mi prendevano in giro. Più mi prendevano in giro e più io mi attaccavo e "vi farò vedere io". La prima opera era un po' naïf. Quelle cosine che facevano i naïf allora e che andavano di moda. Ma io ho detto "con tutto quello che mi gira per il cervello come posso fare queste cose da ragazzini". Io mi bruciava dentro tutto»6. A Sergio Terzi il fuoco piace davvero, a partire dal nome d'arte che si è scelto, legato a una vicenda che l'aveva visto protagonista di un incendio di protesta, quando aveva incenerito una chiesetta sconsacrata, dove lavorava come falegname...
- Vittorino Andreoli, Nerone da Villarotta: un pennello bagnato nel Po. IV di copertina. Marsilio 2003.
- La danza delle parole a casa di Nerone, intervista di Rosalba Di Vona. È tempo di cultura, pag. 4. Uscita 4/2013.
- Ibidem.
- Gli artisti di Ulisse. Collezione Davide Lajolo. A cura di Maria Luisa Caffarelli. Pag 143.
- «Mi disse di non vendere i suoi quadri ma io l’ho fatto, dovevo pur mangiare». Gazzetta di Reggio, 19 gennaio 2004.
- Intervista su Youtube: Nerone contro Nerone