E allora aveva continuato e continuava ancora, da tredici anni, in una sterminata serie di notti fredde, tiepide, afose: un’unica grande notte, senza luce.1
Vampiri, magia, fantascienza o un’ambientazione hardboiled? Potrebbe essere un genere qualsiasi tra questi a dare un senso alla citazione di cui sopra, tratta in realtà da Nuda per il Lupo, firmata dal “Conte” con lo pseudonimo di Martin Brown, per il numero uno della collana “I Gialli del Quarto di Luna”. Correva l’anno 1956 e l’Editoriale Franco Signori lanciava sul mercato questa smaliziata collana, dalle copertine ammiccanti e dai nomi evocativi. Nuda per il Lupo, a scanso di problemi di collocazione nella libreria, va quindi posto nel settore dei libri gialli.
Bene o male, almeno fino al 1950, il genere giallo implicava una serie di convenzioni, e le convenzioni implicano limitazioni (o almeno così si sostiene), e pertanto nessuna opera di genere può mai innalzarsi alle vette magistrali della vera letteratura, libera (si suppone) da ogni formula e schematismo2. In parole povere, il mistero e la suspense hanno delle regole. In questi libro Emilio de' Rossignoli non si è posto deliberatamente l’obiettivo di volerle infrangere, più che altro ci si è divertito giocandoci, invertendo ruoli, apparenze e sicurezze.
Faccio mia l’idea di Michael Chabon, nel bignami degli autori amati da Mattatoio n.5, in riferimento all’idea di giocosità, beffa e inversione: Il briccone fa il mondo, di Lewis Hyde. In questo libro l’autore si occupa del trickster, il briccone della mitologia, Ermete fra i greci, Loki tra gli scandinavi, il Coyote, il Corvo e il Coniglio dei Nativi americani, Eshu, Legba e Analisi degli Africani, Krishna, la scimmia ladra di pesche dei cinesi e il nostro amico Satana, che urla chi è stato ad uccidere i Kennedy quando dopotutto, li abbiamo uccisi io e voi. Il briccone è il ladro del fuoco, il dispettoso, il bugiardo, il combinaguai, colui che porta scompiglio e soprattutto cambiamenti casuali. Il briccone è colui che porta le anime al di là dei valichi estremi, il trasgressore del Paradiso, colui che riconcilia gli opposti. Agisce attraverso l’inversione delle leggi e delle norme, presiede ai carnevali e ai banchetti dei folli3. Emilio de' Rossignoli era un gran briccone, lasciatemelo dire. I bricconi abitano nelle linee di confine, a cavallo dei generi, prendendoci talvolta per i fondelli. Lager dolce Lager è a mio avviso la quintessenza dell’inversione perfetta, ma praticamente in tutti i libri del “Conte” è possibile leggere ambivalenza, rottura dei confini e chiavi di lettura multiple.
Nuda per il lupo narra degli efferati omicidi compiuti da un serial killer, il quale è solito lasciare sul corpo delle vittime, tutte bionde e di facili costumi, dei bigliettini con parti di testo tratte dalla fiaba di Cappuccetto Rosso. Chicago è la città che fa da sfondo a tutto ciò e la trama si dipana in modo essenziale, fotografico, comunicando al lettore un'immagine precisa, come se stesse osservando lo scorrere di un film.
In Nuda per il Lupo nulla è come appare. Fine. Non posso andare oltre per non gustare la lettura di chi riuscisse a procurarsi il libro, vi basti sapere che il sergente tonto non è poi tanto tonto, la biondona latte e miele ha qualche granino di sale, il cattivo di turno è più vittima che carnefice, il lupo ha acquisito il vizio dopo aver perso il pelo e che c’è luce dopo la morte. Tutto torna, il briccone ha colpito ancora, nulla è mai come appare. In questo caso, nemmeno l’autore. Firmato con lo pseudonimo di Martin Brown, con tanto di finto traduttore (Giorgio Guglieri), il romanzo è stato riproposto più volte, sotto altro titolo, perfetta traduzione dell’altrettanto finto originale Five Gals for the Wolf. Chiaro l’intento dell’editore di rendere appetibile ai lettori più “smaliziati” l’operazione “Quarto di Luna”. È il mercato degli anni cinquanta a richiederlo, gli italiani e le ambientazioni casalinghe non sono gradite perché - dicono - i lettori non li reggono. È un po’ difficile quando il gusto è stato formato per anni con tonnellate di pagine sature di atmosfere metropolitane o rurali anglo-americane4. Come conseguenza gli scrittori italiani presero a modello la narrativa americana e il suo linguaggio. Questo almeno fino al 1966, quando Scerbanenco diede alle stampe Venere privata, ma questa è un'altra storia...
- Martin Brown, Nuda per il Lupo. I Gialli del quarto di Luna 1, Editoriale Franco Signori, 1956. Pag 10
- Michael Chabon, Mappe e leggende, Indiana Editore, 2013. Pag. 20.
- Michael Chabon, Mappe e leggende, Indiana Editore, 2013. Pag. 22.
- Massimo Carloni, Il noir italiano: né roghi né Nobel. Dizionoir, Delosbook, 2006.