Fantascienza

Io sono Helen Driscoll: i fantasmi piccolo-borghesi di Richard Matheson

Mercoledì, 12 Febbraio 2020

Immaginate una di quelle zone residenziali della periferia di Los Angeles alla fine degli anni ’50, ovvero un reticolo di viali  con le villette ad un piano, dove tanti giovani padri di famiglia tentano di mettersi alle spalle gli orrori della Seconda Guerra Mondiale e di convivere con il timore della Terza generando bambini con mogliettine devote, tagliando il prato la domenica, organizzando barbecue con gli amici e bevendo birra sul divano davanti  all’elettrodomestico più di moda in quel periodo: la TV, autentico strumento di affermazione sociale.

Tom Wallace incarna un po’ questo stereotipo: vive in un quartiere che potrebbe tranquillamente sembrare uscito dallo spot di una marca di cereali o di pomodori pelati, lavora come impiegato in una grande azienda aeronautica, guida una Ford, sopporta l’invadenza dei suoi vicini ed ama la moglie Anne, che sta per sfornare il suo secondogenito.

Ma un giorno, questo quadretto idilliaco si sgretola repentinamente in seguito ad un esperimento di ipnosi, effettuato da suo cognato, al quale si sottopone durante una festa: al suo risveglio, Tom acquisisce una serie di facoltà paranormali che vanno dalla telepatia alle percezioni extrasensoriali, al punto da iniziare ad essere perseguitato dal fantasma di una donna che gli appare nelle ore notturne. Tutto ciò lo porterà a scoprire, anche in modo traumatico, gli scheletri nell’armadio che si celano dietro al contesto artefatto e patinato in cui vive, costringendolo, suo malgrado, a svolgere indagini sulla misteriosa donna che lo tormenta quasi ogni notte, trovandosi così al centro di un vero e proprio giallo.

Richard Matheson (1926-2013), dopo aver raggiunto il successo con Io sono Leggenda e Tre millimetri al giorno, che gli permetterà di affermarsi anche come sceneggiatore ed autore televisivo, nel 1958 torna al romanzo con questo splendido A stir of Echoes, letteralmente “un miscuglio di echi”, che rende molto meglio della traduzione italiana. Un’opera straniante, dove il protagonista-narratore si trova a compiere, in età adulta, una sorta di nuovo percorso di formazione alla scoperta di sé stesso e delle sue nuove facoltà, rischiando di mettere in crisi il rapporto con la moglie, alla quale risulta difficilmente accettabile questo suo particolarissimo modo di percepire la realtà.

Il miscuglio di echi, ai quali fa riferimento il titolo originale, è la nuova dimensione con la quale Tom deve quotidianamente confrontarsi, camminando costantemente sul filo dell’irrazionalità, alla ricerca di un equilibrio che gli permetta di vivere una vita normale. Tuttavia, allo stesso tempo deve subire il costante bombardamento di pensieri ed emozioni altrui, che quasi sempre si rivelano tutt’altro che piacevoli. Pur soffrendo tremendamente per queste sue capacità di chiaroveggenza, che trovano una tragica conferma quando prevede un disastro ferroviario, riesce a sfruttarle salvando il figlio da un tentativo di sequestro messo in atto da una baby-sitter squilibrata ed a percepire  la morte improvvisa della suocera.

Descrivendo la vicenda assurda e disorientante di un “uomo qualunque”, Matheson, come aveva già fatto in Io sono Leggenda, scava impietosamente nel microcosmo di un contesto piccolo-borghese di periferia, portando alla luce le ipocrisie, le nevrosi e le disfunzionalità che in qualsiasi momento possono sfociare in un delitto, dato che il protagonista, forse un alter ego dell’autore stesso, si trova a fare i conti con tutto lo spettro della miseria umana. Prima respinge le avances della sua vicina, la cui sessualità distorta, che lui riesce a percepire, denota un’immaturità relazionale di fondo. Poi rimane coinvolto in un drammatico episodio che vede protagonisti la coppia dei suoi dirimpettai, un classico esempio di relazione tossica che si trascina solo in nome dell’inerzia e delle convenzioni sociali. Infine si trova quasi costretto ad indagare sul fantasma della Helen Driscoll citato nel titolo italiano, che non è  solo quello della classica tentatrice di mariti fedifraghi rimasta suo malgrado vittima di un omicidio passionale, ma piuttosto la perfetta allegoria di tutti gli scheletri nell’armadio dell’America dell’epoca, quella che dietro le facce sorridenti degli attori di coloratissimi spot pubblicitari, nasconde forti tensioni politiche e sociali.

Il romanzo esce infatti nel 1958, al culmine del maccartismo e delle paranoie della Guerra Fredda, una fase storica in cui la middle class preferisce voltarsi dall’altra parte di fronte alle persecuzioni politiche ed alla segregazione razziale rifugiandosi in un conformismo basato su ipocrisia e consumismo, dove tutto deve tendere alla costruzione della famiglia perfetta. Le doti telepatiche di Tom squarciano un velo in questo mondo fasullo, scoprendone le perversioni e le meschinità nascoste come la polvere sotto il tappeto, offrendoci uno spaccato impietoso di una realtà suburbana nella quale, forse, l’unico contrappeso al marciume generale sembra essere costituito dall’innocenza di suo figlio.

Ma Richard Matheson è anche, per autodefinizione, un grandissimo storyteller, per cui, sfruttando uno stile asciutto e dialoghi efficacissimi, talvolta persino fulminanti, diluisce sapientemente questa approfondita analisi sociale costruendo un thriller che fonde magistralmente tutti gli stereotipi del genere, compreso il memorabile colpo di scena finale, con gli elementi paranormali, mai casuali o fini sé tessi, rendendo Io sono Helen Driscoll un’opera quasi paradigmatica per tutti quegli autori che, in seguito, si sarebbero cimentati con questi temi.

Una pietra miliare.

Scheda del libro

  • Titolo: Io sono Helen Driscoll
  • Collana: Urania Classici Fantascienza
  • Autore: Richard Matheson
  • Pagine: 186
  • Editore: Arnoldo Mondadori Editore
  • Anno: 1980