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Tocchiamo ferro…

Venerdì, 29 Novembre 2013

Continuiamo la scoperta degli articoli del conte Emilio (chissà poi se conte lo era davvero o non si tratta piuttosto di una delle sue burle) con un viaggio tra le pagine della rivista che li ospitava. Pagine giovani, piene di idee, a volte contraddittorie, sempre stuzzicanti; pagine tridimensionali per la forza suggestiva dei contrasti bianco/nero; pagine traboccanti di libertà e di orgoglio di gruppo per essere i primi a fare qualcosa di nuovo e di speciale.

Ai lettori che chiedono di pubblicare storie americane rispondono: «No. Costerebbero molto meno, sarebbero forse anche migliori delle nostre. Ma questa mentalità, in tanti anni, non ha permesso a notevoli disegnatori italiani di poter offrire qualcosa di valido. I nostri disegnatori non saranno ancora superiori agli americani (in alcuni casi, ne dubitiamo), i nostri sceneggiatori dovranno ancora rodarsi, ma non intendiamo cedere, su questa linea».

Il più duro e coraggioso si dimostra Pier Carpi: mentre i nomi e le ambientazioni delle altre storie sono per lo più stranieri, lui segue un percorso tutto suo in cui grandi personaggi italiani, ridotti a icone polverose dalla consuetudine scolastica, rivivono in modo pazzo e surreale.

Nelle strisce di Beatrice, il rogo di una strega è il punto d’incontro di personaggi come Dante, Leonardo, Sant’Antonio perennemente in tentazione, re e papi: «Geni, mitomani, esaltati, protagonisti e vittime di grandi epoche giocano le loro parti, mentre il rogo di Beatrice continua a bruciare. Una strip nuova, veramente italiana, nel rifiuto degli schemi ideologici e grafici commercialmente imposti negli ultimi anni». Splendida, perseguitata, nuda - come la Verità, come la Conoscenza (non a caso, e con grande finezza, nella sequenza riportata sotto viene coperta nell’atto di mentire) - Beatrice è un’allucinata allegoria pop.

Pier Carpi - Marco Rostagno, Beatrice, in Horror n. 3
Pier Carpi - Marco Rostagno, Beatrice, in Horror n. 3

Un forte anticlericalismo si accompagna al fascino e al mistero dei simboli cristiani e della fede. Il vecchio prete a cui è toccato in sorte di ascoltare nientepopodimeno che la confessione pasquale di Jack lo Squartatore reagisce così:

Alfredo Castelli - Sergio Zaniboni, Confiteor!, in Horror n. 3
Alfredo Castelli - Sergio Zaniboni, Confiteor!, in Horror n. 3

L’ambiguità regna sovrana in una storia che per le molte e sottili sfumature meriterebbe una trattazione a sé: un giovane e idealista prete-operaio si trova catapultato da un corteo di protesta sessantottino all’epoca dell’Unità d’Italia e alla fine riceve le stimmate al cospetto di un Garibaldi-sagoma capace solo di ripetere a nastro «O Roma o morte!».

03 roma o morte
Pier Carpi - Marco Rostagno, O Roma o morte!, in Horror n. 3

Infine, Gesù in persona (o chi?) rinasce a riportare la pace e a fare miracoli alla fine della Seconda guerra mondiale:

Alfredo Castelli - Giorgio Montorio, Lo straniero, in Horror n. 3
Alfredo Castelli - Giorgio Montorio, Lo straniero, in Horror n. 3

Bastano questi assaggi per capire che qui si nasconde un mondo da riscoprire. Gli articoli che si alternano alle storie a fumetti sono di una qualità altissima: nel numero 3 (febbraio 1970), per esempio, esordisce la Storia del cinema fantastico di Piero Zanotto con un pezzo dedicato a Georges Méliès. E poi naturalmente c’è lui, Emilio de’ Rossignoli, pacato e riflessivo, grandissimo divulgatore: avevate mai pensato che la poesia e la superstizione sono affini nel tessere rapporti immaginari tra le cose, ma opposte perché la prima rende liberi, mentre la seconda rende schiavi?