Max: Chi c'è dietro Storie Effimere?
Silvia Amalia: Storie Effimere siamo io e Enrico, due giovani di 30 e 32 anni appassionati di letteratura e con un'esperienza diversificata tra editing, traduzione, comunicazione e grafica. Quello che ci accomuna è la curiosità verso personaggi meno conosciuti e storie editoriali fuori dal comune. Insieme ci occupiamo di tutte le attività della casa editrice. A volte ci capita anche di tradurre - dall'inglese e dal tedesco - alcuni dei libri che pubblichiamo, ma nella maggior parte dei casi ci affidiamo a traduttori esterni.
Max: Una scelta coraggiosa, la vostra: cosa vi ha spinto creare una nuova casa editrice?
Silvia Amalia: Inizialmente Storie Effimere era un sito dedicato alla riscoperta di scrittrici e scrittori del passato che sono stati dimenticati. Nel corso delle nostre ricerche ci siamo accorti che sotto alla punta dell'iceberg c'è un mondo ancora tutto da (ri)scoprire, fatto di libri mai pubblicati in Italia oppure fuori catalogo da troppi decenni. Da lì abbiamo scelto di provare a dare un contributo più concreto a questo lavoro di riscoperta, pubblicando noi alcuni titoli che, secondo il nostro parere, meritano davvero di raggiungere nuove lettrici e nuovi lettori. Lo facciamo a piccole dosi, cinque o sei libri all'anno, cercando sempre di mettere in primo piano l'autrice o l'autore dell'opera: da inguaribili romantici quali siamo, finisce sempre che ci affezioniamo e prendiamo a cuore i nomi che pubblichiamo.
Max: Mi sembra evidente che l'interesse per la "riscoperta" di autori e romanzi dimenticati abbia portato alla nascita di nuove case editrici? Come lo spieghi?
Enrico: Nel mercato editoriale di oggi, sembra inspiegabile vedere nascere nuove case editrici. Eppure c'è chi crede, come noi, che esistano tante lettrici e tanti lettori attenti, curiosi, aperti all'ignoto e con tanta voglia di scoprire titoli che si discostano dall'offerta attuale più commerciale. Dall'altra parte, esistono tantissimi autori che in Italia non sono nemmeno mai arrivati. Quindi c'è spazio per una proposta editoriale nuova e diversa. Case editrici come Cliquot, Rina edizioni e Ago Edizioni stanno facendo un lavoro incredibile. Ma è interessante che un'attenzione simile si ritrova anche all'estero: per il mercato anglofono abbiamo Tough Poets Press, Snuggly Books, Sublunary Editions, Boiler House Press, in Francia Éditions de l'Arbre vengeur e Éditions Hourra. E poi, intorno alla ricerca di romanzi dimenticati, si è creata una comunità composta non solo da case editrici, ma anche da siti, recensori e blog dedicati. È sempre bello vedere come da questo lavoro possano nascere collaborazioni che riportano alla luce tanti libri di valore.
Max: Concordo con il tuo "inspiegabile". Ti sei fatto almeno un idea sul motivo per cui, in un mercato editoriale sempre più bulimico, il lettore sente la necessità di non guardare alle novità ma di riscoprire autori e romanzi dimenticati?
Enrico: Penso che in un mercato editoriale sempre più saturo, dove ogni settimana escono decine di nuovi titoli, il lettore rischia di sentirsi sopraffatto dall'abbondanza di proposte e dall'ansia di stare al passo. Riscoprire autori e romanzi dimenticati diventa allora un atto di resistenza e di selezione consapevole: è un modo per sfuggire alla frenesia del "nuovo a tutti i costi" e ritrovare una connessione più autentica con opere che, pur lontane nel tempo, riescono a parlare al presente con profondità e originalità. Inoltre, c'è un fascino particolare nel recuperare voci dimenticate, come se il lettore partecipasse a un processo di rivalutazione e restituzione. È un viaggio che unisce curiosità e scoperta, alimentato dalla sensazione che queste opere "dimenticate" abbiano qualcosa di speciale da offrire proprio perché il tempo le ha preservate dal consumo superficiale. Credo anche che alcuni lettori abbiano perso fiducia nelle proposte editoriali più commerciali e omologate, percepite spesso come prive di autenticità, e che inevitabilmente si orientino verso un'offerta diversa, capace di sorprendere e di proporre esperienze di lettura più originali.
Max: Come scegliete o individuate i libri da pubblicare nel vostro catalogo? Non ti chiedo i “segreti”, ma mi piacerebbe sapere cosa c’è dietro questo aspetto fondamentale del vostro lavoro.
Silvia Amalia: La scelta dei libri per il nostro catalogo è guidata principalmente dalla passione e dalla curiosità. Cerchiamo opere che ci colpiscano profondamente, sia per i temi trattati che per il loro stile, e che sentiamo abbiano qualcosa di rilevante da dire oggi. Forse, più che pubblicare opere dimenticate, ci interessa soprattutto riscoprire autrici e autori poco noti o del tutto sconosciuti, e dare loro una nuova vita attraverso le nostre edizioni. È un lavoro di ricerca che passa per biblioteche, cataloghi, suggerimenti di studiosi o traduttori, ma anche per la lettura di saggi e articoli che riportano alla luce nomi dimenticati. In fondo, scegliamo solo libri in cui crediamo davvero, quelli che ci emozionano e che ci fanno dire: "Questo deve essere letto". Vogliamo costruire un catalogo coerente, che rispecchi la nostra identità e i nostri valori, fatto di storie che possano lasciare un segno.
Max: Oltre ai testi in sé, avete un approccio particolare alla veste grafica o alla cura editoriale (copertine, apparati critici, note biografiche) per ridare dignità a opere e autori dimenticati? Quanto conta l’aspetto visivo nel vostro progetto e per il vostro catalogo?
Silvia Amalia: Dal punto di vista dei contenuti, i nostri titoli sono sempre accompagnati da un’introduzione o un’appendice biografica sull’autore o sull’autrice del libro, proprio perché le scrittrici e gli scrittori che scegliamo non sono nomi noti. Spesso includiamo anche una postfazione o un apparato critico per offrire ai lettori una chiave di lettura più ampia e mostrare come il libro si inserisca in una corrente letteraria o in un genere specifico. Nel caso di testi particolarmente biografici, aggiungiamo le note a piè di pagina che contestualizzano eventi specifici della vita dell’autore o dell’autrice, rendendo più chiara la relazione tra vita e opera. Diciamo che ci piace accompagnare le lettrici e i lettori lungo il percorso di scoperta e dare loro un supporto discreto ma prezioso. Dal punto di vista visivo, invece, crediamo che l’occhio voglia la sua parte: le nostre copertine sono pensate per essere riconoscibili e coerenti con lo stile della casa editrice. Puntiamo su un design minimal e pulito, senza fronzoli, per creare libri che rimangano moderni e senza tempo. Abbiamo voluto però giocare un po' con i formati: uno per i romanzi e le opere biografiche, un altro per le raccolte di racconti o le novelle, e un altro ancora per la nostra collana «Oltre il margine», dedicata alla riscoperta di scrittrici relegate ai margini del canone letterario, un progetto a cui teniamo moltissimo e che ci permette di unire cura editoriale e ricerca letteraria, a un prezzo però accessibile a tutti.
Max: Come vivete il rapporto con archivi, biblioteche e collezionisti privati durante il vostro lavoro di ricerca? Avete mai scovato testi di cui ignoravate completamente l'esistenza grazie a queste collaborazioni?
Enrico: Grazie alle biblioteche abbiamo potuto leggere testi fuori catalogo, introvabili sul mercato dell'usato o non ancora digitalizzati; le biblioteche sono quindi fondamentali per case editrici come la nostra. Ci capita spesso anche di ricercare riviste d'epoca, epistolari e documenti d'archivio che ci aiutano a completare gli apparati critici delle nostre pubblicazioni. Qualche mese fa, in biblioteca siamo stati attirati dalla copertina della Principessa solare, romanzo simbolista di Gustave Kahn, pubblicato nel 1919 da Edizioni Excelsior di Milano e mai più riproposto: si sfascicolava tra le mani, ma è stata una lettura interessante! Su consiglio di una nostra lettrice, abbiamo chiesto a un collezionista una copia del Nuovo Adamo della scrittrice svizzera Noëlle Roger, uscito per Il romanzo mensile del Corriere nel 1926. Sono solo due esempi di alcune scoperte possibili grazie a chi custodisce la memoria letteraria. Ogni testo recuperato è un tassello in più nella mappa della letteratura sommersa, e il nostro obiettivo è continuare a renderla visibile.
Max: Prima di chiudere, un'ultima domanda. Rispetto ai temi e ai libri trattati su Mattatoio n.5, c'è qualche titolo che volete "caldamente" consigliare ai nostri lettori?
Silvia Amalia e Enrico: Ai lettori di Mattatoio n.5 consigliamo senza dubbio Il tutù di Léon Genonceaux. Questo romanzo sembra incarnare ogni punto del vostro manifesto! È un'opera fuori dagli schemi, anticonformista per stile, contenuto e genesi. Léon Genonceaux, figura eccentrica, ribelle e misteriosa, offre una narrazione che frantuma le convenzioni del romanzo e della società dell'Ottocento, proiettandoci in un mondo surreale e grottesco, popolato da freaks, dove ciò che è familiare si deforma fino a diventare inquietante.
Max: Grazie davvero per la disponibilità e per il consiglio finale, sono sicuro che anche i nostri lettori apprezzeranno; il vostro catalogo è molto intrigante.
Silvia Amalia e Enrico: Grazie intanto per l'opportunità che ci hai offerto per raccontare la nostra piccola realtà e grazie per lo spazio che ci hai dedicato.