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Lo stile lirico di Delany, la sua attenzione alle sfumature di luce e ombra e soprattutto ai colori, reali e mentali, la sua ossessione manieristica per i dettagli possono risultare snervanti per gli appassionati di fs "dura". E non è facile (per i medesimi) accettare l'insistenza sulle deformazioni di corpi, le mutazioni della sessualità, i contorti equilibri psichici imposti alla maggior parte dei protagonisti di queste storie.
Ogni pagina trasuda letteratura e, tra le righe, omosessualità (il tema della razza c'è, ma appare a Delany un fattore di diversità secondario), ma sarebbe un errore grave pensare che ciò definisca Delany, perché non solo temi come questi apparivano nella fs per la prima volta in questi racconti, ma la letterarietà ha lo scopo di dare un significato umano a società futuristiche, e i temi omosessuali sono resi universali.

Il titolo originale, Strange Doings, più che a "fatti", allude a strani "modi di fare". Lo sottolineo perché la caratteristica di questo autore, bizzarro e oggi un po' dimenticato, consiste proprio nel riprendere temi classici della fantascienza e nel trattarli nel modo più "strano" possibile: deformandoli, distorcendoli... mai trattandoli nel modo razionale più tipico della fantascienza classica. E siccome è l'approccio, e non la materia trattata, a definire il genere, direi che questa non è fantascienza: al massimo, meta-fantascienza.

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