Fantascienza

Spirali del tempo, di Chad Oliver

Lunedì, 04 Maggio 2015

Il tam-tam tra appassionati di fantascienza funziona ancora e così anche un vecchio romanzo come questo, di un autore stimato (ha avuto presentazioni da Asimov) ma che non ha mai creato grandiosi cicli o vinto premi Hugo – ed è scomparso da molti anni – ha un suo seguito. Finalmente ho potuto gustarlo: difficile anticipare la trama senza rovinarla; prendiamola alla larga e diciamo che i romanzi di Oliver hanno una solida e lineare narrazione e nascono in ambienti aperti (la savana africana delle Rive di un altro mare, qui l'alta montagna USA: 4000 mt!), in paesaggi che immagino aridi e polverosi, con un protagonista solitario... sarà perché Oliver era texano?

Le affinità con la fantascienza classica però sono solo superficiali. Abbiamo visto alieni gassosi, elettrostatici, spesso simili a insetti... un biologo come Asimov, un ingegnere come Farmer godono a rappresentare le forme di vita più strabilianti, ma scientificamente plausibili. Oliver invece rovescia l'assunto consueto che l'intelligenza possa avere mille forme, e postula l'antropocentrismo: un antropocentrismo debole, perché non vede la forma umana come perfetta o destinata a dominare l'universo; lontano dai trionfalismi dell'Età dell'Oro della fantascienza (che nel '57 non era chiusa da molto!), vede al contrario l'umanità come inevitabilmente tarata, apparentemente destinata a fallire dovunque costruisca una civiltà.

Oliver è un antropologo: indaga le costanti di ogni civiltà umana, per quanto diverse possano apparire (in questo caso anche extraterrestri, ma comunque umane) e fonda una fantascienza attenta ai valori umani: non c'è tecnica che possa salvare una città dalla decadenza se questa non riesce a mantenere vivi i suoi valori (quali che siano):

«... Ma se si fosse trovato un mondo di uomini equilibrati, e se con tale mondo ci si fosse messi in comunicazione, e se tale comunicazione avesse dato origine a uno scambio continuo, costante, di idee e di speranze, allora, forse, l'uomo non sarebbe stato più un animale incapace di cambiare col cambiare dei tempi; allora, forse, l'uomo sarebbe stato all'altezza di svolgere la parte che gli competeva in quelle correnti e in quei flussi che erano la vita dell'universo.»

«Trovare una civiltà consorella...» (pag.71)

Insomma, un inno alla necessità della comprensione tra civiltà; un vero afflato di umanità in un'epoca ancora segnata dalla paranoia di opere come L'invasione degli Ultracorpi, oppure Gli strani suicidi di Bartlesville di Fredric Brown. Paranoia funzionale allora alle superpotenze in piena Guerra fredda, ma ritornata in gran spolvero anche oggi.

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Il numero 488 di Urania, con copertina di Karel Thole

Chad Oliver propone un racconto sobrio, lineare e mirato, che rinuncia a molte possibilità spettacolari: non si sofferma sulla megafauna del Pleistocene, né immagina che almeno una parte dei temponauti scelga la libera e facile vita da semi-dio degli uomini primitivi, magari accelerandone l'evoluzione... conta soprattutto l'imperativo categorico di salvare l'umanità in ogni stella dove sia nata e non si sia ancora autodistrutta; imperativo legato al disagio esistenziale di questi uomini, alla loro scelta di vita.

Questo infatti è il secondo livello del romanzo: le civiltà hanno bisogno di essere in contatto, ma chi le metterà in contatto, se le persone "normali" sono assorbite dalla loro vita quotidiana? Solo individui "speciali", insoddisfatti dalla vita comune. Servono risorse mentali eccezionali per navigare nello spazio, ma serve anche disinteresse per i divertimenti e i piaceri a cui gli altri non rinunciano.

E c'è un terzo livello, forse: quello del protagonista, che vede la sua vita coniugale definitivamente rovinata dall'incontro con i lortiani: ma anziché farne loro una colpa, o cercare a tutti i costi di rifarsi una vita... non dico di più, ma se è vero che solo i disadattati sono spinti ad andare alla scoperta di nuovi mondi, è anche vero che la fratellanza fra disadattati conta più della mitica "integrazione", così importante per un uomo di allora. Alla fine il disadattamento è una qualità, l'integrazione ipocrisia che da sola non salverebbe mai una civiltà, e nemmeno l'integrità della singola persona: corrosiva critica alla vita degli anni '50, come si può trovare anche nei racconti di Richard Matheson; quegli anni '50 tanto superficialmente idealizzati in seguito!
La maggior parte delle copertine si sofferma su uno dei pochi momenti di azione del libro, compresa la smorta copertina di Thole per Urania; meglio la sua per i Classici, che rende l'idea dell'incontro con l'ignoto, così come quella di Caesar, che non dimentica la prospettiva interstellare.

Solida ed espressiva traduzione di Carlo Rossi Fantonetti; qualche chicca dell'epoca (il romanzo fu tempestivamente pubblicato in Italia nel '58): il protagonista era «Mezz'ala di rugby nella squadra dell'Università»: sarà stato "quarterback nella squadra di football"? E che tipo di ricovero è un «Autostello»? a forza di deduzioni sono arrivato a un "motel"...

Scheda del libro

  • Titolo: Spirali del tempo
  • Sottotitolo: Un'autentica parabola moderna, un racconto col quale Chad Oliver presenta in tutta la sua drammaticità il più grande dilemma dei nostri giorni...
  • Collana: Urania, n. 179
  • Autore: Chad Oliver
  • Traduttore: Carlo Rossi Fantonetti
  • Editore: Arnoldo Mondadori
  • Anno: 1958