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Sul Tamburo sfoglio un volume a cura di Michele Mordente, uscito per la benemerita Stampa Alternativa: le sceneggiature originali di Ranxerox ritrovate nell’abitazione dello sceneggiatore romano dopo la sua scomparsa nell’aprile dell’86. Agende, appunti, foto, collage vari. La mente del Tamburo era spumeggiante, sempre alla ricerca di cose nuove. Le sceneggiature, anche senza il supporto dei disegni iperreali di Tanino Liberatore, reggono bene e rendono l’idea di quel che il Tamburo, in quegli scorci di primi ’80, vedeva appena sotto la raggelante patina del riflusso: città rovinate, montagne di immondizia, lamiere, scatoloni, folle a torso nudo e pantaloni da tuta da ginnastica, giganteschi parcheggi, carcasse e barboni e ancora schermi televisivi accesi, coatti sintetici e ragazzine minorenni stese su letti enormi tra disordine allucinante e siringhe. Stampa Alternativa teneva parecchio al Tamburo, anche perché lui aveva esordito praticamente con loro.

Esistono libri che sono fatti di una scrittura anonima e che non aggiungono nulla al reame di carta esistente, né lasciano un messaggio nei tessuti connettivi di chi li ha letti. Eppure possono essere piacevoli, sugli scaffali delle librerie scompaiono rapidamente, vengono venduti come pane. E poi esistono libri composti con una scrittura personale, dove tra le righe il lettore esperto può rinvenire il seme di un intento artistico, di affermazione autoriale rispetto al marasma di carta scritta che respira in ogni angolo del pianeta e del tempo. E magari da questa seconda categoria, il lettore può estrapolare un senso delle cose, un messaggio, a dirla banalmente, che lo spiazzi, che gli consegni una visione del reale differente rispetto a quella che aveva prima, una concezione della logica modificata, proprio grazie alla porzione di innovazione che lo scrittore ha trasmesso alle sue pagine.

Tra ampie vesti profumate, fiori artificiali e ipnotici vapori di hashish, riposa, fiore reciso nel pieno del suo splendore, un efebo: Il signor Venere è il trionfo di decadenza e perversione. In una raffinata stanza da letto color blu notte, Razionalità e Inconscio si incontrano/scontrano, mentre il confine che separa Maschile e Femminile si fa sempre più labile. Il più celebre romanzo di Rachilde – nom de plume di Marguerite Eymery – è una Venere anatomica1 sui generis: una pelle d'alabastro, innervata di inquietudini e pulsioni tipiche di fine Ottocento – il secolo del Romanticismo e del Simbolismo –, racchiude un cuore perturbante tuttora attuale.

Sono finalmente riuscito a procurarmi Qualche goccia del tuo sangue di Theodore Sturgeon, che da tempo avevo nella lista dei desideri di Anobii. Non che fosse impossibile acquistarlo, considerando le edizioni relativamente recenti pubblicate da Urania Horror e da Giano, ma non mi era ancora capitata l'occasione giusta. La settimana scorsa, al Libraccio di Mantova, una copia edita da Mondadori nel 1990, dallo scaffale ha cominciato a farmi l'occhiolino e così... eccomi qua.

Un mondo in rovina in cui il ciclo delle stagioni scandisce l’eterno ritorno di Violenza, Guerra e Ingiustizia. Un mondo tinto di rosso sangue in cui gli esseri umani si tramutano in iene e lupi feroci. Tra le macerie si aggira un eroe nazionale sui generis, un buffone dalla lingua d’argento che incarna l’Indipendenza e la Libertà della terra di Fiandra: Till Ulenspiegel. Non è un caso che il romanzo di Charles De Coster sia stato riscoperto in Italia durante gli anni oscuri della Prima guerra mondiale: quest’opera parla ai cuori di chi si ritrova in balia delle tempeste della Storia.

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