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Benedetta Berio

Benedetta Berio

Lettrice per vocazione ed ex bookblogger per caso. Convivo con una Musa impertinente e intermittente.

Tra ampie vesti profumate, fiori artificiali e ipnotici vapori di hashish, riposa, fiore reciso nel pieno del suo splendore, un efebo: Il signor Venere è il trionfo di decadenza e perversione. In una raffinata stanza da letto color blu notte, Razionalità e Inconscio si incontrano/scontrano, mentre il confine che separa Maschile e Femminile si fa sempre più labile. Il più celebre romanzo di Rachilde – nom de plume di Marguerite Eymery – è una Venere anatomica1 sui generis: una pelle d'alabastro, innervata di inquietudini e pulsioni tipiche di fine Ottocento – il secolo del Romanticismo e del Simbolismo –, racchiude un cuore perturbante tuttora attuale.

Un mondo in rovina in cui il ciclo delle stagioni scandisce l’eterno ritorno di Violenza, Guerra e Ingiustizia. Un mondo tinto di rosso sangue in cui gli esseri umani si tramutano in iene e lupi feroci. Tra le macerie si aggira un eroe nazionale sui generis, un buffone dalla lingua d’argento che incarna l’Indipendenza e la Libertà della terra di Fiandra: Till Ulenspiegel. Non è un caso che il romanzo di Charles De Coster sia stato riscoperto in Italia durante gli anni oscuri della Prima guerra mondiale: quest’opera parla ai cuori di chi si ritrova in balia delle tempeste della Storia.

(…) vide se stesso, sulla croce della culla e della bara (…).(…) aveva sempre giocato con bari contro cui non era possibile vincere, essendo tutte le carte del gioco predeterminate: si trattava di una partita truccata alla fine della quale sarebbe stato privato anche dell’ultima sua arma, la speranza (…). Questi frammenti di testo racchiudono l’anima – nerissima – di Satantango, il capolavoro dark di László Krasznahorkai: un romanzo oscuro, unico nel suo genere, che può essere compreso solo a partita finita, solo dopo che l’autore ha calato il suo ultimo asso nella manica. Consiglio l'edizione Bompiani del 2016, con la traduzione di Dóra Várnai.

Vedi questa sfilza di bicchieri colmi fino all’orlo? Chi vuole penetrare il cuore nero di Moscoviade1, il romanzo ad alta gradazione letteraria di Jurij Andruchovyc, deve alzare il gomito per almeno ventiquattro ore di fila. Per preservare la nostra incolumità, mio caro Lettore, sarà meglio non tentare l’esperimento: restiamo in superficie e lasciamo lo spirito (inteso sia come alcool che come umorismo nero) al nostro narratore, il dissipato letterato Otto Von F.. Tra l’altro, il sottosuolo di Mosca è pieno di spiriti, fantasmi provenienti da un passato che rifiuta di lasciarsi esorcizzare…

Questo libro di Alberto Savinio ruota attorno a due temi principali, strettamente interconnessi tra loro: il pensiero della morte e quello transito del tempo, che è come dire l'avviamento alla morte. Nella prefazione lo scrittore stesso ci offre una possibile chiave di lettura dell'opera: il filo dell'Ispirazione diventa visibile, ma i misteri che attendo il Lettore oltre la soglia di queste porte-racconti restano tali.

Il Racconto d’autunno di Tommaso Landolfi (Adelphi, 1995) è caratterizzato da un'atmosfera crepuscolare e onirica. Il Lettore è chiamato a varcare la soglia iniziatica dell’Arcano XVIII (tanti sono i capitoli del libro, se si esclude la conclusione), a entrare nel regno di Immaginazione, Oscurità, Irrazionalità e Illusione.