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La storia dei Racconti di Dracula, di Sergio Bissoli e Luigi Cozzi

Lunedì, 20 Gennaio 2014

Perché parlare di un libro pubblicato nel 2013, La storia dei Racconti di Dracula di Sergio Bissoli e Luigi Cozzi (Edizioni Profondo Rosso, Roma) proprio qui, dove abitualmente ci occupiamo di libri fuori catalogo, da riscoprire e da salvare? Innanzitutto perché è in piena sintonia con il nostro spirito e ha il merito di aver riscoperto e salvato, appunto, libri e autori dimenticati. Ma anche perché noi amiamo i libri eccentrici e fuori dagli schemi e questo lo è ‒ eccome! ‒, sia nella struttura sia nei contenuti: la storia dei Racconti di Dracula viene ricostruita, infatti, attraverso l'alternanza di memorie personali, interviste, biografie e persino un romanzo inedito. Infine, perché da ogni pagina trasuda quella passione caparbia e idealista cara al nostro cuore e che, personalmente, considero il sale della vita (e un segno di elezione).

I Racconti di Dracula sono una serie di romanzi dell'orrore e gotici pubblicati dal 1959 al 1981 dalla ERP (Editrice Romana Periodici) del barone Antonino Cantarella. Tra la fine del 1958 e l'inizio del 1959, sull'onda del successo del film Dracula il vampiro, i piccoli editori romani "d'assalto" ‒ che in quegli anni avevano cominciato a inondare le edicole di pubblicazioni a imitazione delle collane Mondadori dedicate ai gialli e alla fantascienza ‒ decidono di tentare anche la via dell'horror. Nascono così le collane I Classici dell'orrore delle Edizioni KKK e I Racconti di Dracula della ERP. Riscoprire questi libri offre una preziosa occasione per ripercorrere la storia dell'Italia di quegli anni attraverso la lente della piccola editoria indipendente, dei suoi autori e dei suoi lettori: tre soggetti particolari e universali al tempo stesso, emblemi di quell'"Italia lunare" evocata da Ornella Volta di cui abbiamo già parlato in queste pagine (Lunatici e licantropi di Fabio Camilletti).
Sergio Bissoli offre un caldo autoritratto di lettore nel capitolo autobiografico Io, la provincia italiana e l'arrivo dei "Racconti di Dracula". La sua narrazione colpisce per la capacità di far rivivere un mondo, ricreato intero dalle sabbie del tempo: il paese in provincia di Verona, le sagre nelle sere d'estate, i racconti di fantasmi, la censura e il bigottismo, la povertà degli anni Cinquanta e il boom degli anni Sessanta. Il filo conduttore è la passione per I Racconti di Dracula, libri considerati osceni e quindi proibiti: cercati faticosamente per edicole e bancarelle, letti d'un fiato nel cuore della notte, tenuti nascosti prima in un cimitero, poi nell'essiccatoio di una fabbrica di tabacco abbandonata, addirittura lanciati dal finestrino di un treno in corsa e poi recuperati.
Ma chi erano quegli autori capaci di accendere emozioni così forti e che si chiamavano Morton Sidney, Doug Steiner, Frank Graegorius, Paul Carter, Max Dave...? Il Bissoli lettore si trasforma così in Bissoli detective: già nel 1963 scrisse alla ERP per saperne di più e ricevette questa risposta: «Gli scrittori di Dracula appartengono tutti al secolo scorso. I nostri redattori con improba fatica rielaborano i testi adattandoli ai giorni nostri». Ma perché quegli autori erano tutti sconosciuti?
Dopo anni di ricerche, ora il quadro è finalmente completo: gli autori erano tutti italiani sotto pseudonimi improbabili tanto quanto i nomi dei protagonisti delle loro storie. Erano soggettisti, sceneggiatori e registi cinematografici, come Aldo Crudo, Mario Pinzauti, Pino Belli, Giovanni (Gianni) Simonelli (scrittore di peplum, spionistici alla James Bond "de' noantri", spaghetti western, comico-avventurosi ‒ Piedone l'africano, per dirne uno ‒, gialli, thriller, horror...); giornalisti, come Sveno Tozzi e Franco Prattico, autore di articoli scientifici per «La Repubblica»; c'era addirittura uno psichiatra, Libero Samale. Le biografie di questi autori, folgoranti e poetiche, vengono raccontate nel volume anche attraverso alcune interviste di Luigi Cozzi, a tratti addirittura commoventi (alla moglie di Gianni Simonelli, a Franco Prattico e a Carlo Belli, che scrisse alcuni romanzi al posto del fratello Pino: lo pseudonimo Max Dave celava quindi non solo Pino, ma anche Carlo!). Tutti erano attratti dalla necessità di rimpolpare le proprie magre risorse finanziarie e dalla facilità di guadagno: il barone Cantarella, negli anni Sessanta, pagava 55.000 lire a romanzo e di romanzi, facendo le notti, se ne potevano scrivere più d'uno al mese.
La figura del barone Cantarella (1916-1994), «motore unico» di questo «movimento letterario frenetico», viene descritta da Cozzi attraverso un colloquio con la sorella Letizia: di nobile famiglia siciliana, educato all'estero e padrone di quattro o cinque lingue, Antonino era cresciuto nei difficili tempi del fascismo e, durante la Seconda guerra mondiale, aveva combattuto in Grecia e in Albania; alla rottura dell'alleanza tra Italia e Germania fu fatto prigioniero e mandato in un campo di concentramento (sorte toccata a molti italiani, forse anche a Emilio De' Rossignoli: ne parleremo prossimamente in un articolo sulle nostre ultime ricerche). Tornato finalmente a Roma nell'agosto del 1945, divenne amico dei più famosi industriali cinematografici dell'epoca, cominciando a occuparsi della produzione di film (dalla Aretusa Film, la società di Cantarella, venne prodotto anche il film di Pier Carpi Un'ombra nell'ombra, di cui abbiamo già parlato). Ma la fortissima passione del barone non era il cinema, bensì l'editoria, a cui si dedicò dalla fine degli anni Cinquanta alla metà degli Ottanta, pubblicando «valanghe di volumetti pulp, destinati soprattutto alle edicole: libretti di formato tascabile e dal prezzo molto basso, che offrivano al pubblico generico romanzi gialli alla Mickey Spillane, ma anche storie di fantascienza, dell'orrore, di guerra, western, di spionaggio e di quasi ogni altra forma di narrativa possibile, fumetti e fotoromanzo inclusi». Cantarella sfornava anche dieci/quindici pubblicazioni al mese e lavorava con quasi tutte le maggiori tipografie di Lazio e dintorni, compresa quella di Pino Ciarrapico, noto per il suo legame con Giulio Andreotti: la rete di amicizie "importanti" del barone, un vero gentiluomo all'antica, era vastissima...
In questa raccolta pazzesca e variegata di testimonianze si trovano anche: un romanzo inedito scritto negli anni Settanta da Franco Prattico (Morton Sidney) ‒ Ipotesi - Protocollo di metafisica sperimentale ‒, basato sulla teoria degli universi multipli o "a stringhe", con tanto di discesa nel mondo sotterraneo al di sotto del Duomo di Milano; alcuni estratti dal libro autobiografico Sergente coraggio di Sveno Tozzi (memorie storiche dove troviamo personaggi come Alfonso Gatto, Gillo Pontecorvo, Dario Argento, e testimonianza interessantissima dei faticosi tentativi di un giovane per farsi strada nel mondo dell'editoria e sbarcare il lunario); infine, un delizioso ricordo di Fausto Marchi, Una visita alla redazione dei "Racconti di Dracula". Si tratta di un ricordo d'adolescenza: una visita, appunto, alla casa editrice ERP per recuperare degli arretrati (grande regalo della mamma). Tra le carte sparse sulla scrivania dell'ufficio, il giovane Fausto scorge una lettera: «Sono una ragazza attualmente a letto a causa di una forte influenza; essendo appassionata dei vostri romanzi, desidero ricevere i seguenti numeri arretrati...»: «La mia fantasia, già a quel tempo morbosa, subito elaborò un'immagine fantastica: mi immaginai quella sconosciuta lettrice dei Racconti di Dracula avvolta in una lunga e trasparente camicia da notte bianca, mentre era intenta a leggere quei libri alla fioca luce di una abat jour posta sul comò, con un violento temporale che infuriava all'esterno!».
Un'immagine, quella della lettrice sconosciuta, adatta a chiudere degnamente questo articolo.

Scheda del libro

  • Titolo: La storia dei Racconti di Dracula
  • Autore: Sergio Bissoli e Luigi Cozzi
  • Pagine: 400
  • Editore: Profondo Rosso
  • Anno: Roma