Gli Stati Uniti d’America, per noi europei, costituiscono da sempre un oggetto di studio in tutte le loro sfaccettature, vuoi per l’influenza che da quasi un secolo esercitano sulla cultura di massa, vuoi per uno strano senso di “sudditanza” che ci trasciniamo dietro dalla fine della Seconda Guerra Mondiale o forse perché, molto più banalmente, ci lasciamo sedurre da quel senso di innato ulissismo che caratterizza la loro Storia fin dallo sbarco dei primi coloni dalla Mayflower.
Ho saputo dell’esistenza del libro di Matthew Phipps Shiel, La nube purpurea, da un articolo di Giorgio Manganelli. L’autore di Centuria, solitamente piuttosto distaccato nei giudizi (o snob, ma poteva permetterselo) si lanciava in uno spericolato encomio definendo capolavoro il romanzo dello sconosciuto (a me almeno) scrittore inglese e trovando ingiusto che fosse tanto dimenticato in Italia come in patria.
Ho acquistato questo interessante libro dopo un incontro fortuito al Festival della Letteratura di Mantova. Tra una presentazione e l'altra, nel vortice delle tante parole al vento tipiche di quei giorni, mi ha colpito il consiglio di Ernesto Valerio di readerforblind: "Leggi Mi troverai nel fuoco di Robert Lowry, è come un pugno nello stomaco".
Ogni testo costruisce un cosmo narrativo, una visione del mondo. Opere appartenenti a un medesimo genere condividono una similare propensione filosofica nel delineare i tratti della realtà che la trama circoscrive. I gialli di matrice anglosassone ne sono un esempio. In generale, le opere riconducibili al genere giallo tratteggiano un cosmo ordinato, dominato dalle procedure rincuoranti, dalle attività umane positive e razionali; il delitto è un evento brutale che sconvolge l'equilibrio borghese, che è sano e rituale.
Vedi questa sfilza di bicchieri colmi fino all’orlo? Chi vuole penetrare il cuore nero di Moscoviade1, il romanzo ad alta gradazione letteraria di Jurij Andruchovyc, deve alzare il gomito per almeno ventiquattro ore di fila. Per preservare la nostra incolumità, mio caro Lettore, sarà meglio non tentare l’esperimento: restiamo in superficie e lasciamo lo spirito (inteso sia come alcool che come umorismo nero) al nostro narratore, il dissipato letterato Otto Von F.. Tra l’altro, il sottosuolo di Mosca è pieno di spiriti, fantasmi provenienti da un passato che rifiuta di lasciarsi esorcizzare…