Giallo

La valle del pianto grigio, di Vasco Mariotti

Lunedì, 19 Dicembre 2016

Vasco Mariotti può essere considerato, senza ombra di dubbio, uno dei padri del giallo italiano, almeno da un punto di vista anagrafico, visto che fece parte della prima schiera che negli anni Trenta dovette soddisfare l’esigenza del regime fascista, in ottemperanza al progetto autarchico, di sviluppare una produzione libraria autoctona1.

Sul finire degli anni Venti erano stati pubblicati, grazie in particolare alla collana Il Giallo Mondadori dell’omonima casa editrice milanese, i più importanti autori stranieri dell’epoca, per andare incontro alle prime domande di narrativa di questo genere. Il compito degli scrittori nostrani non doveva essere semplice, questo è chiaro. Gli italiani erano piuttosto impreparati a far fronte alla domanda del mercato: il genere poliziesco “appariva”, sia sul versante del mistero che dell’indagine nazionale, abbastanza estraneo alla tradizione nazionale e ai più consolidati canoni di gusto e cultura2. A questo proposito Alberto Savino, dalle pagine dell’Ambosiano3, affermò che “Il romanzo giallo è sostanzialmente anglosassone. La metropoli inglese o americana, con i suoi bassifondi sinistri e popolati come gli abissi marini di mostri ciechi, le sue squadre di delinquenti disciplinati e militarizzati, le sue folle nere come l'acqua delle fogne, l’aspetto spettrale delle sue architetture, offre il quadro più favorevole, la messinscena più adatta al quadro del delitto. Si immagina male un romanzo poliziesco dentro la cinta daziaria di Valenza o di Mantova, di Avignone o di Reggio Emilia” 3 Insomma, alla fine o si imitavano i maestri di lingua inglese o si cercava una via personale, sperando che il pubblico accogliesse con favore i detective nostrani, marescialli o commissari che fossero.

Vasco Mariotti scelse la seconda strada, dando alle stampe nel 1934 L’uomo dai piedi di fauno (nei Gialli Economici Mondadori), libro ambientato a Torino ed ispirato4 ad un noto fatto di cronaca dell’epoca, quello che vedeva imputato Giovanni Gioli, accusato e poi incarcerato per gli efferati omicidi di alcune bambine. Per lungo tempo si raccontò che quell’essere malvagio avesse piedi di animale, simili a quelli di un caprone5, a testimoniarne la sicura provenienza demoniaca. L’espediente usato da Mariotti giocava sull’ampia eco che il fatto di cronaca ebbe all’epoca, mescolando in un sol colpo realtà e finzione, fantascienza e scienza, orrore ed horror letterario. Di fatto, questa sua capacità di mettere assieme tanti elementi può essere considerata una sorta di marchio di fabbrica, sia in positivo che in negativo, visto che anche il secondo romanzo uscito per Mondadori, La valle del pianto grigio, collegava la Sicilia con l’Africa più nascosta, l’esotismo delle terre lontane con le paure casalinghe, le faide familiari e i figli degeneri. Lo spaziare tra i genere era una sorta di prerogativa comune tra gli scrittori del tempo, come ci ricorda Gianni Canova ne Il giallo degli anni Trenta6: "Il limite maggiore (e forse anche il connotato peculiare) di tale produzione poliziesca «media» è infatti individuabile, più che nella letterarietà in senso stretto, che pure c'è ed è innegabile, nell'eccesso di contaminazioni e di incroci con cui la maggior parte degli autori cerca di aggirare la rigidità costruttiva della struttura poliziesca, attenuandola mediante prelievi e innesti effettuati un po' in tutti i generi letterari di largo consumo".

Per tornare a La valle del pianto grigio, la storia è apparentemente semplice e vede la vendetta come l’elemento scatenante dei fatti di sangue in essa descritti, con un elemento inesplicabile e misterioso a fare da collante: i protagonisti, diventati ricchi in modo poco chiaro durante la loro permanenza in Sudafrica, tornano in Italia con le rispettive famiglie e la speranza finalmente di godere dei frutti del loro lavoro. Peccato che un “lontano” nemico si rifaccia vivo, giurando vendetta e chiamando in causa la “Morte grigia”, un diabolico e misterioso morbo che lascia sul volto delle vittime una bava grigia attorno agli occhi, come se avessero pianto lacrime colore dell’argento7. Un romanzo che si complica con il passare dei capitoli, con continui colpi di scena, dove l’elemento esoterico viene via via smontato, quasi a dimostrare come, alla fine, sia l’animo umano ad essere nero. Anche nel già citato L’uomo dai piedi di fauno era avvenuta la stessa cosa e Vasco Mariotti, fiorentino, ingegnere chimico con un passato in collegio militare, sembra voler rivendicare questa sua formazione molto rigida e pragmatica, dove tutto si può spiegare con formule e regole, non certo grazie a diavoli e spiritelli vari.

Altro elemento interessante del libro è il ricorso ad un protagonista “altro”, non un membro delle forze dell’ordine ma un ex galeotto passato dalla parte buona della società. Non potendo far ricorso al classico detective privato, se non altro perché negli anni Trenta questa figura professionale non è contemplata nell’albo delle arti e dei mestieri, Vasco Mariotti si inventò questa figura di investigatore en touriste8 che aiuta e di fatto risolve l’intricata matassa. A mio avviso il difetto maggiore di tutta la trama è proprio una certa complessità di fondo, che non sfocia in un finale all’altezza bensì in una chiusura quasi obbligata, percepita dal lettore ben prima della parola fine. A tal proposito, sia la copertina della prima edizione del 1935 che quella del 1978 per i Gialli Italiani Mondadori hanno il grave difetto di anticipare il colpevole (o i colpevoli), con sommo rammarico dello scrivente e dei lettori...

In chiusura voglio spiegare il motivo per il quale ho recensito La valle del pianto grigio e non L’uomo dai piedi di fauno, che reputo fatto meglio, per i miei gusti personali. Le linee guida di Mattatoio n.5 prevedono che si recensiscano solo libri di difficile reperibilità e nel caso del secondo titolo - fortunatamente - non è più così, visto che Cliquot dal 2014 ne vende sul proprio sito l'edizione digitale in formato ebook. Opera meritoria questa, per una casa editrice molto affine allo spirito che ci anima.

  1. Fausto Boni, L’arte poliziesca di Scerbanenco: Nell'epoca della letteratura di massa, PM, 2016.
  2. Ibidem.
  3. A Savino, Romanzo Poliziesco, "L'Ambrosiano", 23 agosto 1932.
  4. Laura Fezia, Misteri, crimini e storie insolite di Torino, Newton Compton 2013
  5. Il mostro di via della Consolata
  6. Gianni Canova, Il giallo degli anni Trenta, LINT, 1988
  7. Vasco Mariotti: un autore dimenticato... ma ora non più
  8. Gianni Canova, Il giallo degli anni Trenta, LINT, 1988

Scheda del libro

  • Titolo: La valle del pianto grigio
  • Sottotitolo: Uno dei primi gialli italiani, scritto negli anni Trenta
  • Collana: Gialli Italiani Mondadori
  • Autore: Vasco Mariotti
  • Pagine: 196
  • Editore: A. Mondadori
  • Anno: 1978