Fantastico

Malneant, di Clark Ashton Smith

Venerdì, 03 Marzo 2017

Sottesa alla narrativa horror e fantastica di scuola lovecraftiana c’è una filosofia nichilistica che è stata definita “cosmicismo”, che considera la razza umana come una presenza accidentale ed insignificante all’interno di un universo meccanicistico, caotico ed indifferente. Creature e mondi spaventosi e sovrannaturali sono quindi creati anche per sfuggire a questa cupa visione di immensi cieli neri e vuoti. Questo aspetto decadente, questa sorta di spleen trasposto su scala cosmica, è colto alla perfezione dai racconti di Clark Ashton Smith, che di Lovecraft era, oltre che collega, amico epistolare; i due si stimavano ed ammiravano a vicenda e furono influenzati l’uno dall’altro, pur mantenendo stili ed approcci diversi. É significativo ricordare che Smith fu molto influenzato anche da Baudelaire e le sue traduzioni in inglese delle poesie del “maudit” sono considerate fra le migliori.

Non mi vergogno a dire che di questo libro ho scaricato una versione digitale “pirata”, le copie originali si trovano infatti nel mercato dell’usato a prezzi eccessivi, considerato che si tratta di edizioni tutt’altro che pregevoli, penalizzate da molti refusi, traduzioni non sempre all’altezza, introduzioni e commenti spesso discutibili. Ricordo di aver comprato da ragazzo molti di questi volumi della collana I miti di Cthulhu dell’editrice Fanucci, all’edicola della stazione di Genova Porta Principe dove arrivavo tutti i giorni per prestare il servizio civile.

Sono tornato a leggere Smith dopo più di vent’anni, da tanto infatti non vengono più ristampati i suoi racconti in Italia, ed è stato come ritrovare un amico, dopo poche pagine mi sono ricordato di quanto mi piaceva e perché. La sua scrittura non è immune da difetti, come Lovecraft anche Smith aveva una cultura da autodidatta e risentiva di uno stile molto amatoriale e prolisso, ma aveva un talento poetico che conferisce musicalità ai suoi testi. Sia che esplorasse i generi horror, fantasy o fantascientifico, era capace di evocare un’atmosfera magica e a suscitare meraviglia attraverso una prosa rigogliosa che ama indulgere in aggettivi, preziosismi e metafore ricercate. Nei suoi racconti non ci sono il rigore, il realismo e l’inflessibile coerenza che rendono grande il corpus letterario di Lovecraft, Smith amava semplicemente dare libero sfogo alla sua prodigiosa immaginazione attraverso questa qualità quasi pittorica della sua scrittura, non a caso era solito anche dipingere e scolpire gli orrori e le meraviglie di cui narrava. E’ facile immaginarlo come un eccentrico che volesse rifugiarsi nei mondi deliranti di sua invenzione per vincere “l’ennui “ di un’esistenza dalla quale distoglieva sdegnosamente lo sguardo; i protagonisti delle sue storie sono spesso dei solitari e bizzarri personaggi dediti con ossessione a ricerche scientifiche o arti magiche oscure che li portano a scoprire dimensioni proibite, mondi inconcepibili e senza ritorno, in cui ciò che è meraviglioso è spesso anche altrettanto morboso e letale, che sembrano descritti da un visionario coi sensi alterati ed acuiti da qualche potente allucinogeno.  Forse anche Smith si riconosceva in quanto scrisse Lovecraft nell’emblematico racconto The outsider, il cui protagonista riconosce in se stesso il mostro, il diverso, l’estraneo a questo mondo.

In questa antologia ci sono inevitabilmente anche dei racconti meno riusciti, che cadono un po’ nel manierismo, ma le invenzioni si sprecano e tengono sempre viva la curiosità e l’attenzione del lettore. I vertici di febbrile lirismo della prosa di Smith vengono raggiunti nella descrizione dei paesaggi esotici ed alieni di Lettera da Mohaun Los e Mondo senza tempo , mentre trovo assolutamente geniali le idee attorno a cui sono imperniati i racconti L’adoratore del demonio e La droga plutoniana.

Qualsiasi altro libro di Clark Ashton Smith riusciate a trovare può essere una valida introduzione alla sua opera, le raccolte dei suoi racconti sono spesso organizzate in base all’ambientazione che li accomuna, ad esempio la civiltà preistorica di Hyperborea, quella futura e crepuscolare di Zotique, perennemente illuminata dai raggi obliqui di un sole rosso e morente, o ancora l’oscura provincia francese medievale di Averoigne.

Per fortuna a livello di piccola editoria digitale qualcosa si muove, per pochi spiccioli ho visto che tornano disponibili alcuni racconti fra i suoi più apprezzati e pare che siano tradotti anche molto bene da Davide Mana. Al solo leggere titoli come L’impero dei negromanti o La bestia di Averoigne ricordo bene il contenuto dei racconti e la suggestione che la lettura mi aveva provocato, malgrado siano passati molti anni.

Nella letteratura fantastica non sempre il testo riesce ad essere all’altezza delle aspettative suggerite dal titolo e dalla copertina del libro, con Clark Ashton Smith avviene il contrario, tante e tali sono le meraviglie che debordano dalle sue storie che si stenta a credere che possano essere contenute in così poche pagine.

Scheda del libro

  • Titolo: Malneant
  • Collana: I Miti di Cthulhu
  • Autore: Clark Ashton Smith
  • Pagine: 221
  • Editore: Fanucci
  • Anno: 1990