Attualità

La vera magia è privilegio di pochi. De’ Rossignoli giornalista - Seconda parte

Lunedì, 02 Febbraio 2015

Nel mese di giugno del 1961, sul «Settimo giorno»1 escono tre articoli in cui Emilio de' Rossignoli, momentaneamente accantonati divi del cinema e principesse, svela, forse per la prima volta, il suo interesse per l'occulto, sicuramente con l'intenzione di promuovere la prossima pubblicazione di Io credo nei vampiri, prevista per il settembre dello stesso anno: La vera magia è il privilegio di pochi (6 giugno), I vampiri hanno lasciato la leggenda per entrare nella cronaca (13 giugno) e I fantasmi dei nostri tempi non disdegnano la televisione (20 giugno).

Il significato di questi scritti va oltre un tentativo di autopromozione. EdR lancia il sasso, sonda la maturità dei tempi (il direttore Pietro Bianchi, critico cinematografico, si sarà lasciato convincere in virtù della stima verso EdR, la cui competenza in materia di cinema era vastissima e riconosciuta?), semina idee da abile e fine divulgatore; per noi è un'ulteriore occasione per ripercorrere le tracce lasciate dal Nostro seguendo temi, assonanze, riprese e rapporti.

Il sommario del primo articolo, La vera magia è il privilegio di pochi, recita: «Si calcola che in Italia ci siano circa diecimila maghi, ma nella maggior parte dei casi si tratta di ciurmadori che sfruttano i creduloni e gli ingenui». Si racconta di una truffa ai danni di uno sprovveduto napoletano, Antonio Garofalo, al quale un chiromante aveva estorto una cifra enorme con la garanzia di intercedere presso le forze occulte per allungargli la vita: un monito a non lasciarsi abbindolare dai sedicenti maghi. Ma è solo una doverosa premessa alla vera questione: «esiste un'arte magica che non si fonda sui trucchi dell'illusionismo e del prestigio, oltre che sull'ignoranza e la superstizione della gente?». Domanda retorica: EdR, naturalmente, crede nella magia.

Come primo argomento a favore cita una testimonianza riportata dall'esploratore ed etnologo William Seabrook, autore del libro L'isola magica (1929), dedicato ai riti haitiani, dal quale fu tratto il primo film in cui compare la figura dello zombie (L'isola degli zombies, del 1932, con Bela Lugosi): «a Londra erano morti parecchi uomini bianchi – ed era possibile conoscere i nomi attraverso i documenti conservati a Scotland Yard – solo perché qualche monaco delle montagne del Tibet aveva deciso che morissero e se ne stava borbottando oscure maledizioni nel suo monastero».

Segue il caso di Anna Kingsford, protofemminista e attivista per i diritti degli animali, che «paralizzò e colpì a morte due noti vivisettori del continente, Claude Bernard e Paul Bert, e portò a un passo dalla morte Louis Pasteur. La Kingsford dichiarò di aver agito per nobili motivi. Bernard e Bert si erano specializzati nell'iniettare curaro ai cani, in modo da togliere loro ogni facoltà di movimento; gettavano vivi nel fuoco piccioni, conigli e altri animali allo scopo di "studiare il meccanismo della morte per calore"; usavano ossigeno compresso per irrigidire i gatti come pezzi di legno o spappolavano il loro cervello per compressione. La signora Kingsford disse che non intendeva sopportare oltre quelle vergogne e che avrebbe provveduto lei. Li uccise servendosi della propria volontà. Non ci sono dubbi in proposito: non fu una coincidenza. Anna morì prima della sua terza vendetta e solo per questo Pasteur sopravvisse». La descrizione delle crudeltà compiute sugli animali, lo confesso, mi piace, perché l'esplosione del pulp su una rivista per famiglie borghesi suggella inequivocabilmente la libertà che il Nostro sente di potersi prendere in questa occasione.

L'articolo è un esempio di struttura argomentativa talmente perfetta da far passare in secondo piano la debolezza degli argomenti stessi. Dopo l'inconfutabile prova dell'animalista voodoo, ecco la tesi: «La magia è il tremendo privilegio di pochi e non ha nulla da spartire con le ragazze isteriche che confessavano rapite le loro tresche col diavolo e andavano allegramente alla tortura e al rogo, nel Medioevo. Di magico, nell'Inquisizione, ci fu soltanto la paura del Male, diventata autodistruzione man mano che l'attrazione al peccato metteva radici nell'animo di ognuno. La magia era qualcosa che sfuggiva alla piccola mente sadica degli inquisitori. Altrimenti si sarebbero accorti che fra stregoneria, magia nera e magia bianca c'è una differenza quasi impalpabile. Se crediamo in Cristo, possiamo considerare la resurrezione di Lazzaro un miracolo della fede. Ma ci ritiriamo inorriditi davanti alle pratiche dei negromanti haitiani che trasfondono la loro vita nei cadaveri putrefatti e li fanno muovere e agire. Questi essere, chiamati "zombies", sono stati resi popolari dal cinema. La loro esistenza è stata provata da studiosi europei e americani».

L'accostamento tra Lazzaro e gli zombies suona un po' forte: altra provocazione. Non originale, però, perché si trova nel libro di Seabrook: «Antoine Villiers, uno spirito scientifico ferreo e pragmatico, mi disse: "Non credo affatto che sia possibile resuscitare i morti. Non credo alla resurrezione di Lazzaro e nemmeno a quella di Cristo. Tuttavia, non sono sicuro che nella questione degli zombi non ci sia sotto qualcosa di orribile. Penso sia il caso di parlare di stregoneria criminale". E così facendo mi mostrò una pagina del codice penale di Haiti che diceva: Articolo 249. Sarà imputato di omicidio chiunque somministri al suo prossimo sostanze che, senza essere letali, siano suscettibili di provocare un sonno letargico più o meno lungo. Chi poi seppellisca la persona che abbia assorbito tale sostanza, verrà imputato di omicidio...»2. EdR, come sempre, assimila, impasta, trasforma e serve caldo caldo... è la sublime arte della cucina redazionale.
Da Haiti si torna in Italia: magie nere e magie bianche, gli studi di De Martino, i guaritori, falsi, dubbi e veri, fino alla signora che "resuscita" una bambina annegata e che «cerca di tenere nascosto il suo segreto perché sa che la gente chiama spesso mostruoso ciò che è diverso». Elogio del freak in chiusura: grazie Emilio, sono appagata, non manca proprio niente...

Queste pagine confermano che il mentore di Pier Carpi fu proprio Emilio. Condensati in questo articolo ci sono tutti gli spunti (e le tesi) poi sviluppati in Storia della magia e I mercanti dell'occulto, due libri di cui abbiamo già parlato e dei quali consiglio di andare a leggere le recensioni, che completano il quadro di un'epoca e offrono materia per ulteriori riflessioni. Un'altra piccola evidenza: nel terzo articolo, I fantasmi dei nostri tempi non disdegnano la televisione (20 giugno), EdR fa riferimento a Cagliostro: «Una visione celebre fu quella provocata da Cagliostro per Maria Antonietta: l'avventuriero napoletano fece apparire la ghigliottina, allora ancora sconosciuta in Francia, come simbolo dell'avvenire della sovrana». Cagliostro fu, per Pier Carpi, una specie di ossessione: gli dedicò una (bella) monografia (1972, in cui l'episodio accennato da EdR viene messo in rilievo) e ne trasse la sceneggiatura di un (brutto) film. Ma non è tutto.

Il 25 luglio 1961 compare un altro articolo bizzarro: Fantômas prepara l'assalto alla luna. Emilio era un vero fan del "re del terrore", eroe nero, simbolo della paura che cominciava ad annidarsi nelle coscienze all'alba della Grande guerra, poi icona del Male senza remissione e del piacere di uccidere, apprezzato da scrittori come Cendrars, Cocteau, Apollinaire, Aragon, Queneau. Ne scrisse anche, riattingendo ampiamente a questo articolo, sulla rivista Horror3. Che Fantômas sia stato un modello per Diabolik è abbastanza sicuro, ma possiamo forse ipotizzare addirittura che EdR abbia ispirato Pier Carpi e che questi abbia passato l'idea alle Giussani (il suo contributo alla creazione del personaggio è considerato quasi certo).
Emilio ci rivela di aver incontrato Fantômas dove non se lo aspettava: «nel padiglione di "Italia ´61" dedicato alla moda e al costume. Non ci sono dubbi: era proprio lui, con la maglia nera aderente sul corpo muscoloso e il cappuccio nero, la "cagoule", calato sul volto. Fantômas compie in questi giorni il mezzo secolo e il pubblico lo ha dimenticato da un pezzo. In Italia, l'ultima ristampa dei trentadue volumi a lui dedicati fu fatta nel 1936. Tuttavia, tradito dal popolo, Fantômas ha trovato rifugio presso gli intellettuali, è diventato quasi un simbolo poetico e, sotto questo particolare aspetto, non potrà mai essere dimenticato». "Italia ´61" fu l'Esposizione Universale che si tenne a Torino per celebrare il centenario dell'Unità: le Giussani possono aver visto il costume che rievocava i fasti dell'eroe cattivo in calzamaglia, ma mi pare comunque una singolare coincidenza l'uscita del primo numero di Diabolik il primo novembre 1962, proprio con il titolo Il re del terrore («Quando non indossa la maglia nera e il cappuccio, il "re del terrore" si traveste in mille modi»: sono sempre parole di EdR).

Fantômas è un efferato: «Non esista efferatezza alla quale il bandito non si abbandoni nella sua frenesia di delitto. Egli non esita a uccidere un ministro, dopo aver cosparso di chiodi il pavimento della stanza da letto, per impedirgli la fuga: l'uccisione sarà effettuata con un ago nel cuore. In un altro episodio, fa a brandelli un cadavere "in modo che il sangue e le cervella macchino le pareti e il soffitto". Fantômas uccide sempre nel peggiore dei modi; esemplare, in tal senso, l'assassinio della vecchia Toulouche, che tenta di fuggire arrampicandosi per la cappa di un camino, ma rimane incastrata, come in una trappola. Fantômas le accenderà il fuoco sotto». Ancora pulp: Emilio va forte, è in stato di grazia. Sta per uscire il libro in cui crede davvero...
«Nel prossimo numero: I VAMPIRI» annuncia lo strillo in chiusura dell'articolo sulla magia, e così faccio anch'io: nella terza parte delle nostre ricerche, vampiri, efferati, fantasmi e qualcos'altro ancora di molto curioso...

  1. La libertà è un bene per vecchi. De’ Rossignoli giornalista - Prima parte
  2. Citato e tradotto da A. Lissoni. Gli zombies non sono morti resuscitati, ma individui portati in stato di morte apparente con un veleno ricavato dal pesce palla haitiano, seppelliti vivi, poi disseppelliti e sottoposti a un processo di condizionamento, come chiarito ulteriormente dall’antropologo americano Wade Davis in Il serpente e l’arcobaleno (1985).
  3. Fantômas primo amore