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Specchio… specchio delle mie brame…

Mercoledì, 30 Ottobre 2013

Nel dicembre del 1969 uscì nelle edicole il primo numero di Horror, rivista mensile edita da Gino Sansoni e a cura di Pier Carpi e Alfredo Castelli. Gino Sansoni, "Editore emancipato", come si autodefinisce nei crediti, fu sposato (poi separato) con Angela Giussani, l'autrice di Diabolik insieme alla sorella Luciana: l'ispettore Ginko si chiama così perché è "Gino" con l'aggiunta di una k. Pier Carpi, "Genio Professionista", un geniaccio maledetto lo era davvero: scrittore, regista, fumettista con vocazione nera ed esoterica (e massone affiliato alla P2). Alfredo Castelli è oggi noto soprattutto per la serie di Martin Mystère.

Nel 1969 erano giovani e orgogliosi di proclamare il loro manifesto:

"A cavallo tra una mitologia che ci pesa ancora sulle spalle e una mitologia che andiamo costruendo, giorno per giorno senza accorgercene, le storie di Horror tentano di fare il solletico all'intelligenza. E non hanno limiti, tranne quelli infiniti degli autori. I quali sono per lo più giovani o giovanissimi e, lo sbandieriamo con faziosità autarchica, tutti italiani."

Tra questi giovani spavaldi (con loro anche il regista Luigi Cozzi) che descrivono il passato come un peso sulle spalle e non si pongono limiti, spicca un cinquantenne erudito, "uno dei più qualificati esperti italiani di magia e misteriosofia", guest star della rivista: Emilio de' Rossignoli. Il suo tono riflessivo e a tratti malinconico arricchisce per contrasto e completa gli altri contenuti (validissimi) del periodico (sul primo numero, la storia a fumetti di Pier Carpi illustrata da Marco Rostagno, un incubo a occhi aperti in una Milano onirica posseduta dai suoi miti, dalla peste manzoniana a Leonardo da Vinci, è splendida).

La prima serie di Horror fu pubblicata fino al novembre 1971 (22 numeri). Nel 1972 uscì una seconda serie (10 numeri).

Godiamoci dunque l'articolo di Emilio de' Rossignoli pubblicato sul numero 1 di Horror, una carrellata mozzafiato densissima ma leggera, con chiusura mesta e toccante, come tipico suo.