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Sulle tracce del Conte Emilio

Giovedì, 30 Gennaio 2014

Negli ultimi mesi ci siamo dedicati con cura ed entusiasmo alle ricerche biografiche su Emilio De' Rossignoli. È un lavoro lungo e complicato: strade che sembrano promettenti imboccano un vicolo cieco; ipotesi plausibili alla fine si arenano... Insomma, ci vorranno altro tempo e tanta pazienza. Ma abbiamo fatto alcuni passi avanti, che vogliamo raccontare anche se ancora non siamo arrivati a un vero punto di svolta, alla chiave che apre la porta segreta.

Le notizie biografiche più complete e dettagliate esistenti finora si devono alla prefazione di Danilo Arona all'edizione Gargoyle di Io credo nei vampiri (2009) e si possono leggere qui.
Giancarlo Pellegrin, in un articolo su «La nuova Voce Giuliana» del 16 luglio 2011, Emilio de' Rossignoli, il conte vampirologo, ha il merito di tratteggiare un vivace ritratto dell'uomo, riprendendo alcune notizie da un pezzo di Tullio Kezich (amico e collega di Emilio) uscito sul «Corriere della Sera» del 26 luglio 1992 (Non sempre il Principe del Male vien per nuocere), e da un'intervista concessa da De' Rossignoli a Diego Zandel («Paese Sera», 27 agosto 1982).

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L'articolo di Giancarlo Pellegrin.

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L'articolo di Tullio Kezich.

Kezich descrive Emilio come «massiccio e facondo, intelligente e spiritoso... instancabile fucinatore di carta stampata: in mezzo ad articoli d'ogni genere e argomento, spesso firmati con eteronimi, infilava recensioni cinematografiche e oroscopi, novelle strappalacrime e gialli mozzafiato. A osservarlo perennemente chino sulla Olivetti si sarebbe detto che de' Rossignoli non avesse altro scopo nella vita al di fuori di scrivere di tutto e poi riderne. Si faceva serio solo quando discettava autorevolmente di cripte e sarcofaghi, morti viventi e paletti di frassino».
Kezich fa riferimento alle origini nobiliari di Emilio, che ci paiono dubbie. Il primo dubbio l'avevamo avuto sulla grafia esatta del cognome: De' Rossignoli o De Rossignoli? Il "De" compare senza apostrofo sulla copertina di Lager dolce Lager, con apostrofo sulla rivista Horror, H come Milano e Gli efferati. Il "Conte" l'aveva inserito per aggiungere un'aura di nobiltà, per burla, o forse per scherzare con un soprannome attribuitogli, come a tanti, nell'ambiente editoriale?
All'anagrafe il nome è Emilio De Rossignoli: è tramite i servizi funebri del Comune di Milano che siamo riusciti a risalire alla sepoltura di Emilio, di cui abbiamo parlato qui. Quanto al titolo nobiliare, abbiamo ipotizzato che, nel caso fosse autentico, dovesse comparire in qualche almanacco Gotha o simile, ma le nostre ricerche non hanno avuto successo (ci hanno portato a una famiglia Rossignoli di Torino il cui motto era In Tenebris, da scartare, però, sia perché senza "De" sia perché la città di Torino non emerge altrove in questa ricerca).

Ci siamo allora chiesti chi potesse aver conosciuto Emilio di persona e potesse raccontarci qualcosa di lui: siamo partiti dalla rivista Horror, di cui stiamo ripercorrendo la storia in altri articoli su Mattatoio5. Abbiamo dunque parlato con Alfredo Castelli e Luigi Cozzi, che hanno risposto alle nostre domande con la gentilezza, la partecipazione e il calore dei "grandi". Alfredo Castelli non conobbe mai Emilio di persona: ebbe con lui solo qualche conversazione telefonica. Luigi Cozzi invece lo incontrò, ma una volta sola, prima dei tempi di Horror: lo aveva cercato sull'elenco telefonico dopo essere rimasto folgorato da Io credo nei vampiri. Emilio gli diede appuntamento in Rizzoli, dove si ritrovarono a parlare come dei cospiratori, perché essere appassionati di quella "robaccia" li univa. Cozzi se lo ricorda simpatico ed elegantissimo. Durante la conversazione, Cozzi citò un settimanale femminile (probabilmente Novelle Film), dove, nella rubrica della posta (in risposta a domande del tipo "Quanti film ha fatto Boris Karloff?", forse inventate), si parlava con incredibile precisione di film horror e di fantascienza, con schede dettagliatissime e notizie di prima mano praticamente irreperibili altrove... "Quella rubrica la scrivo io..." gli rivelò Emilio.
La nostra ipotesi che Emilio fosse una specie di guest star della rivista Horror, fatta da giovani che avevano più di vent'anni meno di lui, è dunque confermata dal fatto che non avevano contatti diretti.

A questo punto ci siamo nuovamente rivolti al Comune di Milano, richiedendo di accedere agli atti del funerale. Da questi atti risulta che Emilio De Rossignoli nacque il 3 luglio 1920 a Lussinpiccolo e morì a Milano all'ospedale Fatebenefratelli il 28 dicembre 1984: il funerale si svolse nella cappella dell'ospedale.
Emilio era sposato con Giovanna Pampani, morta a Copparo (Ferrara) il primo febbraio del 1985 (solo un mese dopo Emilio...). La richiesta per la lastra tombale, infatti, fu fatta dalla sorella, Nedda De Rossignoli, nata a Trieste il 26 ottobre 1914 e morta anche lei (purtroppo) a Genova il 21 novembre 2007. Emilio abitava in via De La Salle al numero 2 (vicinissimo alla sede della Rizzoli) e non aveva figli. La concessione del loculo – che ci preoccupava – è quarantennale e scadrà il 31 dicembre 2024.
Emilio era dunque italianissimo di famiglia e di lingua madre: a Genova siamo riusciti a rintracciare Angela De Rossignoli, una cugina di primo grado, figlia di Giorgio De Rossignoli (fratello del padre di Emilio). Angela ci ha raccontato che il padre di Emilio si chiamava Dino ed era preside dell'Istituto Nautico di Trieste; la mamma si chiamava Clara. Nedda, la sorella di Emilio, aveva un figlio: Giorgio Guglieri. Se guardate il colophon di Nuda per il lupo scoprirete che Emilio ha usato il nome del nipote per il "traduttore del libro"... Angela non ricorda perché la famiglia si trasferì a Lussinpiccolo da Trieste e purtroppo ebbe modo di incontrare il cugino solo due volte, troppo poco per aiutarci a ricomporre il puzzle.

I necrologi di Emilio appaiono solo sul «Corriere della Sera» del 2 gennaio 1985, complici i giorni festivi trascorsi dal 28 dicembre. Partecipano in pochi: la moglie, le sorelle e i nipoti (al plurale); la redazione di Annabella e quella di Novella 2000; «gli amici del Tortelli di Genova degli anni 40». Ma il nome della moglie è Luisa, non Giovanna, come riportato sugli atti del funerale!

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I necrologi sul «Corriere della Sera» del 2 gennaio 1985.

Il Tortelli di Genova è un Istituto Tecnico Commerciale: la famiglia si era dunque nuovamente spostata, questa volta da Lussinpiccolo a Genova (tutte città di mare, probabilmente per il lavoro del padre) ed Emilio aveva studiato lì? Dato il riferimento agli "anni 40" è più probabile ipotizzare che Emilio vi avesse insegnato dopo l'internamento in Germania (di docenti, all'epoca, c'era vera penuria, e venivano ingaggiati anche i non laureati).

Un'altra pista interessante, appunto, è quella dell'internamento, cui allude Valentino De Carlo nella prefazione di Lager dolce Lager: «Il lager di De Rossignoli non è mediato, nasce da una esperienza ben altrimenti dolorosa, personale...». In questo caso, è Emilio stesso a darci una traccia, in Io credo nei vampiri: al ventiseiesimo capitolo racconta infatti di essere stato prigioniero, «insieme ad altri quattrocento italiani [...] nel campo di concentramento di Stèinberg, presso Hannover»; e di aver lavorato «nella vicina polveriera di Libenau, abilmente mimetizzata in una estesa foresta». Del campo di Libenau si trova relativamente poco, almeno online; non era un campo di sterminio, ma un campo di lavoro per prigionieri di guerra, e questo ci dice almeno una cosa: che dev'essere stato dopo l'8 settembre del 1943, e che quasi sicuramente, a quella data, Emilio doveva essere arruolato nell'esercito italiano, che dall'oggi al domani divenne, per i tedeschi, il nemico. Se così fosse, anche le date dei suoi studi universitari dovrebbero slittare: in questo senso, una pista sarebbe verificare se una tesi di laurea a nome Emilio De Rossignoli sia ancora conservata all'università di Trieste o (più probabilmente) in quella di Genova. Una prima ricerca sull'Opac triestino non ha dato nulla, ma tutto è ancora possibile.

Insomma, una storia ancora tutta da scrivere.