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Povero Cristo, di Pier Carpi

Giovedì, 16 Gennaio 2014

Povero Cristo è un romanzo bizzarro e non facile da decifrare. Un amico mi ha confessato di averlo addirittura strappato in due e scagliato contro il muro senza finire di leggerlo, tanto gli dava sui nervi e gli pareva stupido e incomprensibile (ma era giovane e intemperante: in seguito se ne pentì). Non che sia un libro difficile da intendere alla lettera, tuttavia è un libro che, proprio se preso nel suo significato letterale, risulta come minimo naif (e pesantemente trash). Vorrei proporre un'interpretazione che in parte lo riscatta, ma posso affermare che Carpi qui ha fallito, perché non è un'opera riuscita quella che richiede di discostarsi troppo dal significato apparente. O meglio, quella il cui significato apparente non sia pienamente godibile in sé.

In un mondo e un tempo imprecisati, forse in un futuro molto vicino (il libro è del 1976), ma, più probabilmente, in un presente alternativo, si fronteggiano due fazioni dai nomi medievali: i Bianchi e i Neri. I Bianchi hanno fatto una scelta di povertà radicale: sono contro il progresso e i consumi, contro il «capitalismo imperialista», ma anche contro le «lotte di massa materialiste». Si riuniscono in comunità di preghiera e lavoro e hanno aperto imponenti cantieri per costruire cattedrali in stile romanico e gotico. I Neri restano aggrappati a cose che ormai sanno di passato: «dai tornei calcistici alle lotterie, dai concorsi di bellezza ai raduni degli ultimi patetici libertari» e inutilmente propongono «nuovi modelli di automobili, grandi spettacoli di varietà, manifestazioni di musica leggera». Il pauperismo mistico dei Bianchi, infatti, ha avuto la meglio. Ma c'è anche un popolo della notte che non sta né da una parte né dall'altra: personaggi borderline, anarchici, prostitute e pescivendoli, il piromane Basta e il traditore Gavetta, tenuti d'occhio dal commissario Petra. Giorgio Cavero, emigrante originario del Sud trasferitosi al Nord in cerca di lavoro, si unisce al gruppo dopo aver ricevuto un incredibile incarico da un uomo misterioso: trovare la prova dell'esistenza di Cristo. Ha due mesi di tempo e se porterà a termine la missione sarà ricompensato con cento milioni. Durante i due mesi avvengono fatti che sembrano suggerire una verità sconvolgente: la prova sarebbe lo stesso Giorgio, coinvolto in episodi che ricalcano (ma con varianti significative) la vita di Cristo; anche gli altri personaggi rivelano un'identità simbolica nascosta (Pilato, la Maddalena, Maria e Giuseppe, Giuda...), fino alla sconcertante conclusione che conferma l'ipotesi.

Questa ingenua parabola vuole suggerire che Cristo può essere chiunque, qualunque "povero Cristo"? Che Cristo è destinato a rinascere e morire in eterno, recitando lo stesso copione? Quante volte dovrà morire per salvare il mondo? È l'interpretazione più semplice, confermata da una storia a fumetti sceneggiata da Carpi anni prima e apparsa su Horror n. 9: un crociato combatte per trovare il santo sepolcro, finché, dopo un viaggio iniziatico favorito da una specie di fata Melusina, in tutti i morti sul campo di battaglia riconosce l'unico volto di Cristo.

01 sepolcro
P. Carpi - S. Zaniboni, Il sepolcro, Horror n. 9 (agosto 1970).

Carpi aveva però una precisa idea a lui molto cara, derivata dai suoi studi esoterici e filosofici: «certi avvenimenti e certi personaggi non appartengono a una determinata età, ma a una serie ricorrente di periodi storici, in cui riaffiorano turbamenti, esasperazioni, crisi del sentimento e della stessa ragione. In questi periodi avvengono fatti straordinari, si ripetono parabole, si accentuano miti destinati a rivoluzionare le idee, i sistemi, i modi di vivere». Ed è così che «il passato e il presente si fondono, con miti, personaggi e stravaganze che hanno una loro dimensione di spazio al di fuori della storia»1. Bisogna anche ricordare che, nel pensiero massonico, è fondamentale una concezione ciclica del tempo: se il tempo "profano" è progressivo e unidirezionale, il tempo degli iniziati è ciclico, ovvero libero dalla contingenza, sospeso in una dimensione senza vincoli di spazio e, appunto, di tempo. Credo che questa sia la prospettiva migliore per leggere Povero Cristo, con il quale Carpi probabilmente ha voluto trasmettere in modo (troppo) semplice un concetto profondo (un discorso a parte andrebbe fatto per alcune immagini simboliche presenti nel libro: l'idolo dai due sessi, la statua che sanguina, san Giuseppe "muratore"...).
Il tema della continuità atemporale e aspaziale tra passato e presente si ritrova in una serie di storie suggestive, tra le migliori pubblicate su Horror.
Ne Il tempo è vicino, un ignaro turista americano si ritrova in una Milano sconvolta dalla peste e posseduta dai suoi miti: nel finale arriva a identificarsi in Giovanni Battista, perché «In potenza siamo tutti Giovanni Battista. Ma non sappiamo chi battezzare e cosa predicare»2.

02 tempo vicino
P. Carpi - M. Rostagno, Il tempo è vicino, Horror n. 1 (dicembre 1969).

Lo stesso tema ritorna in Date a Cesare: la scena archetipica dell'assassinio del tiranno si ripete e il nuovo Bruto è un professore che ha dedicato tutta la vita allo studio del divo Giulio, il suo mito. La rappresentazione parallela, nel passato e nel presente, dell'episodio con la moglie angosciata dai presagi funesti è emblematica (con approssimazione storica, ma senso drammatico, al posto di Calpurnia, la moglie di Cesare, compare Cleopatra):

03 cesare
P. Carpi - M. Rostagno, Date a Cesare, Horror n. 2 (gennaio 1970).


Anche O Roma o morte, di cui abbiamo già parlato in un altro articolo, rientra in questo filone; la storia culmina con il giovane "prete-operaio" che riceve le stimmate di fronte a Garibaldi3:

04 roma morte
P. Carpi - M. Rostagno, O Roma o morte!, Horror n. 3 (febbraio 1970).


Da I vecchi non possono volare merita di essere riportata la scena con i crociati nel centro di Milano:

05 vecchi

P. Carpi - S. Zaniboni, I vecchi non possono volare, Horror n. 4 (marzo 1970).

Altre storie che sviluppano la stessa idea sono L'occhio di Lucifero (con Marco Rostagno, Horror n. 5, aprile 1970) ‒ anche Lucifero, naturalmente, come Cristo, è destinato a reincarnarsi ‒ e, infine, la controversa Maggio italiano (sempre con Marco Rostagno, Horror n. 6, maggio 1970), con l'improbabile riproposizione nel presente di una rivoluzione risorgimentale.
Sono tutte storie affascinanti e stranianti, accomunate anche dall'inconsapevolezza dei protagonisti, che solo alla fine, insieme al lettore, scoprono "chi" sono veramente. La componente visiva è l'anima di queste "sacre rappresentazioni": Povero Cristo, infatti, nacque come film (del 1975); il libro uscì l'anno successivo (Editrice Nord Film). Al link seguente si trovano alcuni fotogrammi e, in fondo alla pagina, due video da vedere assolutamente: il primo è un montaggio di alcune scene (ricordano molto Jodorowsky), mentre il secondo è una presentazione televisiva del libro (del 1976).

  1. Horror n. 1 (dicembre 1969), p. 24
  2. Horror n. 1 (dicembre 1969), p. 24
  3. Carpi seguiva un filo tutto suo nella rilettura delle memorie storiche italiane. Su Garibaldi, sua moglie scrisse il curioso romanzo di cui si parla qui, San Giuseppe Garibaldi.

Scheda del libro

  • Titolo: Povero Cristo
  • Autore: Pier Carpi
  • Pagine: 171
  • Editore: Nord Film Edizioni
  • Anno: 1976